L’essere umano è un animale tendenzialmente metodico. Infatti, sebbene a tal proposito si possano osservare casistiche di ben altro registro, di norma, col tempo, le aspirazioni individuali tendono a ripiegare su se stesse, accomodandosi in ripari ridossati, in luoghi più tranquilli e protetti.
Spesso, resta solo l’aura di quel temporaneo auto-inganno, di quell’aspirare a liberarsi della tradizione, dei legami del passato. Quello stesso auto-inganno rappresentato molto in eteree enunciazioni e molto poco nei fatti.
Purchessia, è legittimo aspirare ad un domani immaginifico (anche se si permane ancorati alle abitudini), a patto di non passare , d’emblee, da una realtà terrena all’allunaggio su un “Pianeta proibito” (film di fantascienza del 1956, in cui la mente del protagonista genera, dalle proprie inconsce paure, un mostro invisibile, i cui distruttivi effetti sono tutt’altro che immaginari).
A ben donde, va riconosciuto, quantomeno per astuta prudenza, che ogni pensiero esplica un suo proprio agire, fors’anche coerente con le premesse, tuttavia non sempre allineato con le attese.
Sia come sia, possiamo con facilità cooonestare una cosa per un’altra, talvolta, anche animati da intima sincerità e senza ipocriti travestimenti. Ma solo perché, in quel preciso momento, davvero pensiamo fuori degli schemi, fuori dell’ordinario.
In tal senso, “il nuovo si verifica sempre contro ogni tendenza prevalente, difformemente a leggi statistiche e probabilità, che, a tutti gli effetti pratici, corrispondono alla certezza” (cit. H.Arendt)
Tutto sommato, non è grave né extra-ordinario rifuggire la ritualità come irrigidimento e vincolo al tempo (r)esistente. Non è grave, tutto sommato, anche ritenersi temporaneamente diversi da ciò che si é.
Stante l’assunto, comunque sia l’individuo, in quanto animale metodico, si comporta come un elastico quando cessa la forza che lo tiene in trazione: torna sempre alla sua lunghezza ed alla sua condizione originaria.
Massimiliano Barbin Bertorelli