L’appuntamento del sabato col Nano Morgante. Accennando alle civiche sopraffazioni mimetizzate da propositi educativi, se ne può sinteticamente menzionare un tipo: il tendenziale comportamento autoritario, a tratti screditante, dei tutori istituzionali nei confronti del cittadino onesto.
Sia come sia, diventa sempre più onerosa la vita di questo cittadino onesto, ogniqualvolta le Istituzioni preposte, nel caso d’una contestata in-osservanza di regole e adempimenti, lo considerano furbesco a priori, implicitamente malandrino.
Senza inoltrarci nel fitto della percezione, si potrebbe tuttavia fare una scommessa (sperando di perderla) che parte consistente delle inappellabili sanzioni venga appioppata, in qualche modo e a vario titolo, ai soliti cittadini.
A parte tutto, genera sempre delusione dover di-mostrare la propria buona fede dinanzi alla pregiudizievole sfiducia delle Istituzioni, dinanzi all’ arrogante indifferenza di certi pubblici uffici.
A latere, non è certo reato immaginare l’erronea applicazione di un parametro d’efficacia che combina il buon svolgimento della funzione educativa al numero giornaliero di sanzioni all’incasso.
Alcune circostanze inducono infatti la percezione che il meritevole svolgimento di tale funzione educativa coincida con la volontà di cogliere in fallo il cittadino onesto.
In questa percezione, la finalità della sanzione viene sviata da un’autorità che, non a caso, nel tempo ha prodotto l’attuale “distacco tra Palazzo e Paese” (cit. PP Pasolini).
A ribadire, irrogare sanzioni mai dovrebbe finalizzarsi al presupposto di fare cassa. Se mai, al presupposto di traguardare un successo civico-educativo misurabile dalla loro progressiva numerica riduzione.
In sintesi, sanzionare come se piovesse pare una best practice, un indicatore di risultato da curriculum, nonostante possa definirsi l’opposto: un indicatore del fallimento di ogni intento civico-educativo. Massimiliano Barbin Bertorelli