E’ frequente ritrovare in molte biografie di personalità del passato, ma anche nelle vicende contemporanee, una volontà familiare che, in forza di lapidaria autorità e di ineccepibili regole, intende imporre ai figli un percorso ideale di esistenza.
Tale compatta volontà si orienta giocoforza a prevaricare e a tracciare un solco familiare per cui ogni eventuale scelta alternativa si caratterizza per scarsa potenzialità remunerativa o, per dirla alla J.Locke, per “la disgrazia di avere un figlio che vuol fare il poeta”.
Questo aspetto enuclea, in ogni tempo, l’ardua lotta che alcuni, non di rado soccombendo, hanno dovuto sostenere contro le logiche familiari nemiche per tentare di esaudire le proprie differenti personali ambizioni.
La questione non è di poco conto, considerato che oggi la prole, non troppo diversamente dai tempi trascorsi, viene non di rado sacrificata sull’altare di un destino adulto pre-stabilito.
In tal senso, si può anche osservare, nel rito di passaggio inter-generazionale, che talvolta i figli stessi si indirizzano motu proprio nel solco loro assegnato, più o meno persuasi della sua bontà.
Sia come sia, questa sorta di ominazione evolutiva non prevede ampi margini di inversione. E insinua, in nome di un obiettivo eterodiretto condiviso, la disarmonia tra vision personale & vision familiare.
L’ assurdità di cui l’uomo è impersonificazione, scomodando Albert Camus, diviene componente fissa quando si osservano tali forzose compromissioni di altrui immature scelte.
Se, da un lato, la famiglia condiziona e sospinge la prole verso decisioni prese in nome di presupposti di concretezza e non di rado reprime ogni diversione, dall’altro, le chances offerte di ricavare uno spazio euforico esistentivo non tardano a dissolversi fino a diventare motivi di conflitto, il cui esito, peraltro, difficilmente garantirà nel tempo il preciso esaudimento dell’intento.
In ragione di ciò, il costante richiamo genitoriale all’ adeguatezza della prole traduce un condizionamento cui invece molto gioverebbe un preventivo esercizio di perplessità da parte del nucleo decisore.
Ciò trova drammatica sintesi nell’ elitismo sagomato degli input familiari che, malgrado il buon tiro iniziale in direzione profitto, raramente centrano l’obiettivo. Massimiliano Barbin Bertorelli