Partendo dal titolo-scioglilingua, tento di districarmi dal reticolo, dalla ragnatela di “verità” che ci raccontiamo: materia che accoglie in sé l’eredità junghiana del “non credere a tutto quello che ti racconti”.
In effetti, sarebbe bene se i pensieri originari ritrovassero spazio mentale e verbale adeguato e si rivelassero con giusta intensità e spontaneità. Uno spazio non tattico, non timoroso di ripercussioni e giudizi, sgravato di ipotesi complottistiche e di costanti strumentalizzazioni.
Dare seguito alla questione è difficoltoso, anche solo dal punto di vista narrativo: tanto lo è riuscire ad intravvedere ed interpretare con uno spiraglio di oggettività le proprie vicende.
Nondimeno, la “verità” (concetto inesorabilmente astratto ed arbitrario) non dovrebbe fare a meno, per un presente consapevole, di una introiezione del passato e di un portato sufficientemente solido e solidale del futuro.
Tali caratteristiche scarseggiano afflitte ed una quota di “ragionevolezza” esclude scelte pur includendone altre, non meno incaute.
L’auto-inganno persiste anche nel fatto che i desideri di sé non sempre sono combinati col soggetto desiderante e la pluralità di effetti che ne consegue non tarda a chiedere un conto salato.
Possiamo almeno, nell’intermezzo, registrare le distinte tematiche che si presentano, con calma, una per volta, contravvenendo magari all’odierno multitasking.
Possiamo cominciare a comprendere le volte che rinunciamo a noi stessi, immolati sull’altare di esecrabili feticci ed inessenziali modelli.
La mente-mente, quando in certi momenti si ha la netta sensazione di avere in mano l’andamento della nostra vita e di orientarla nella direzione voluta. Tuttavia, più vi ci addentriamo, più si insinuano variabili incontrollabili e svianti.
Dannata-mente, il cielo sereno delle probabilità si rabbuia di imprevisti, in una sorte incerta ed alterna che ricorda un po’ il Monopoli. Ma, mentre nel gioco da tavolo è previsto un dado che può farci ritornare alla posizione iniziale, l’esistenza umana non prevede la possibilità di ricominciare, né dalla stessa posizione, né con lo stesso entusiasmo.
Tra le fandonie che ci raccontiamo giornalmente, questa è un aspetto di “verità” da considerare.
Massimiliano Barbin Bertorelli