In ciascun individuo, seppur stanziale e solitario, co-agiscono storia ed esperienza, poiché anche le quotidiane domestiche vicende, fin anche le ordinarie curvature di ogni singola esistenza, comunque sia, si costituiscono, si elevano ad imprescindibile bagaglio di viaggio.
D’altronde, uno scrittore come Emilio Salgari può essere un autorevole esempio di tale tipo di esperienza, costituitasi in una forma ridossata e, sotto certo aspetto, autarchica, di una ricca dotazione personale di fantasia: non attinta da viaggi per il mondo o frequentazioni intellettuali e mondane, bensì essenzialmente da luoghi interiori, anche non poco travagliati.
Così, senza l’addizione di elementi esterni, la dotazione personale di esperienza si arricchisce anche dal-di-dentro, costituendosi a vera e propria riserva aurea: preziosa per il suo detentore ed anche, volendo, per coloro che ne riconoscono il valore.
In virtù di tale accidentalità, questa insita, fisiologica, democratica esperienza, avrebbe anche il potenziale di tradursi, all’occorrenza, in “cose-da-raccontare”.
Nondimeno, è degno di attenzione la circostanza per cui la media difficoltà degli individui, implicati nella frenesia della logica urbana, non rivolgano tale potenziale (anche) agli altri.
Non è raro infatti che due amici, ritrovatisi dopo una prolungata lontananza, s’intrattengano con preminenza con argomenti riferibili a questioni condominiali, ad eventuali “allarmi meteo” o ad altre ansiogene amenità. Salvo poi elencare proprie gloriose performance, ad ulteriore riprova della dilagante condizione di eremitismo sociale.
Il processo di stilizzazione dei rapporti interpersonali è in qualche modo correlato vuoi alla colonizzazione iper-tecnologica, vuoi alla logica commerciale in atto, talché è conciliabile con la realtà affermare che “i rapporti di mercato distruggono i rapporti sociali”.
In tal direzione, un qualsiasi dialogo, estraneo ai luoghi comuni che tipicamente lo intessono, assume la vacuità e la frettolosità come fattori principali. Ciò ad indicare, non tanto la limitatezza degli interlocutori, bensì l’artificiosità dei rapporti sociali ed il sottaciuto reciproco disinteresse.
Così, nelle circoscritte ed abitudinarie traiettorie quotidiane, un fortuito incontro si insabbierà o in performance auto-celebrative o in sbrigative formalità.
In conclusione, è tale sfilacciamento del tessuto sociale, la sua maldestra spirale, a confinare l’individuo in una contraddittoria di-visione ed a smarrire il senso di sé, quando non contempla “l’insieme dei beni relazionali” la vera ricchezza di una Società.
Massimiliano Barbin Bertorelli