Nano Morgante. Si è mai visto o sentito di un governante cacciato via, estromesso dalla politica per acclarata inadeguatezza? Ad esempio, dopo l’emanazione di una legge presuntivamente prodigiosa, rivelatasi da subito un insuccesso, un gravame per la collettività?
Ai vari livelli, dobbiamo prendere atto che il governante medio, malgrado abbia partorito leggi inette e inique, magari anche violative di diritti, non solo resta al suo posto, ma quando giocoforza cambia poltrona, la politica, disponendo del proprio potere concesso come un diritto privato e divino, lo premia con più alti incarichi.
A tali episodi, più o meno recenti, non é il caso di aggiungere riferimenti nominativi, onde evitare querele per diffamazione & conseguenti condanne a lauti risarcimenti.
Nondimeno, questa resta una dis-onorevole discrasia italiota spiegabile in nome di un relativismo che impera mediaticamente imponendo alla folla plaudente una verità teleguidata.
In altre parole, persino in presenza di un deficit economico-sociale, sèguito del susseguirsi di tali maldestre leggi, il legislatore non pronuncia pubbliche scuse, né ammette colpa & vergogna (categorie morali sconosciute ai governanti del BelPaese).
Men che meno insiste la possibilità di sanzionare la diretta responsabilità di aver diffuso una verità farlocca al posto della verità vera.
In proposito, esistono sempre una statistica e/o un autorevole parere tecnico utili a confermare l’adeguatezza della politica, anche quando provoca una evidente collateralità di danni sociali.
Il fatto di non poter acclarare colpe materiali in capo ai governanti evidenzia l’aleatorietà di una realtà in cui buono o cattivo operato diviene categoria astratta, soggettiva, esente da responsabilità civili-civiche: in taluni casi degne di una condanna pubblica, sul modello del tribunale Russell-Sartre, e di un defenestramento dalle cariche istituzionali.
Invece, in questa sequela di pseudo-verità, in questo labirintico scenario, (quasi) qualunque legge può essere impunemente emanata e trovare il sostegno di élite economiche, di grandi elettori sul modello americano, a discapito della collettività.
Per fortuna, i “governi della sciabola” sono ormai una sciagurata trascorsa storia nazionale. Tuttavia ne risorge cupamente il ricordo ogni volta che le modalità d’esercizio del potere democratico divengono arroganti, elitarie, antisociali, totalmente incuranti del fatto costituzionale che è il popolo a detenerne la sovranità.
In conclusione, se l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo sono i mondi della Scienza, infinitamente medio (cit. Ennio Flaiano) è, con evidenza, il mondo in cui agisce la politica. Massimiliano Barbin Bertorelli