In relazione all’odierna Sindrome di Wanderlust (l’impulso irrefrenabile di viaggiare), ipotizzo una distinzione, non solo estetica, tra le categorie sociali del turista e del viaggiatore.
A prescindere dalle definizioni da dizionario, la vulgata non fa alcuna distinzione tra tali categorie sociali, per cui il turista, nel suo visitare e fotografare monumenti e panorami, é sinonimo di viaggiatore, a prescindere dalle rispettive modalità, motivazioni, finalità del viaggio.
Per altro verso, ha triste fama chi non è né turista né viaggiatore, chi non gradisce spostarsi nemmeno dal proprio luogo di nascita. In merito. Giusto per fare un paio di esempi, tra i tanti possibili: Giambattista Vico ed Emilio Salgari, decisamente stanziali, se redivivi oggidì, gli verrebbero conteggiate nessuna esperienza individuale e nessuna foto da postare.
Orbene, recuperato l’argomento e assente ogni intento classificatorio, tale sinonimia va considerata fuorviante e come tale deve essere respinta al mittente.
Al contrario, a convalida di tale distinzione, intervengono, oltre le modalità, le motivazioni, le finalità che connotano l’idea di viaggio, nulla o poco valendo la scelta della destinazione.
In merito, da un lato, nel viaggiatore pare manifestarsi un prevalente interesse esplorativo per la componente umana e per il contesto socio-culturale (leggi: genius loci); dall’altro, nel turista pare manifestarsi, mediamente, un prevalente interesse fotografico mirato ai beni storici-monumentali-architettonici-paesistici.
Per specificazione del concetto, potrebbe già definirsi viaggiatore chi, senza uscire dai propri confini, é animato dall’idea di un’ umanità vicina e avvicinabile e dall’intendere tale presenza come un’ opportunità, come un mezzo addizionale di conoscenza/esperienza.
E’ altresì evidente che tale idea di viaggio sconti una dimensione della realtà, in cui su tutto padroneggiano la compulsione consumistica & l’ insofferenza, il risentimento verso il prossimo.
In ogni caso, a tale idea di viaggio e di viaggiatore spetta la residualità, laddove è socialmente improbabile aspirare ad una visione antropologica del mondo circostante, ad un interesse per una componente umana intesa come portatrice, a vario titolo, di una propria conoscenza/esperienza.
Anche per questo motivo, recuperando la premessa, Giambattista Vico ed Emilio Salgari si possono definire esempi di viaggiatori, poiché, senza visitare luoghi lontani e stranieri e rivolgendo il proprio sguardo esplorativo ad un ambito territoriale ristretto, ne hanno ricavato, chi geniale profondità di pensiero, chi straordinaria capacità narrativa. Massimiliano Barbin Bertorelli