Il Nano Morgante. Riflettendo sull’ invincibile abbinamento tra tecnologia & progresso e considerando gli effetti sulle dinamiche sociali quotidiane, si può notare quanto questo progresso tecnologico lasci l’individuo inerme in termini di autonoma conoscenza.
Per tradurre il concetto, più l’individuo si connette, più si affida alla tecnofilia quale portatrice di progresso, più si relega nella passiva ri-modellazione di sempre nuovi bisogni indotti.
In altre parole, tale abbinamento non gli procura una corrispondente capacità intellettiva. Anzi, smorza l’innata propensione all’ aggregazione sociale, come strumento di conoscenza.
L’acclamazione incondizionata per l’innovazione coincide, per paradosso, con una regressione all’ analfabetismo e con l’ indebolimento del pensiero critico.
Malgrado la Società tecnologica simboleggi il proprio buono con lo sviluppo della conoscenza scientifica, del sapere per eccellenza quale presupposto teorico all’ ideazione dei mezzi di produzione, è singolare che il fruitore incallito si palesi culturalmente denutrito.
Non a caso, traendo spunto da una intervista de Il SecoloXIX allo scrittore Roberto Vacca sulla generale ignoranza della Società, la massificata acefala assuefazione alla maestà del prodotto innovativo registra un netto divario tra la condizione dell’ utilizzatore e l’oggetto utilizzato, a svantaggio del primo.
Il rapporto tra tecnologia fruita e capacità intellettiva del fruitore incorre nel fallace presupposto di considerarlo un rapporto sempre umanamente vantaggioso: in realtà, cova la priorità di una mastodontica immissione di prodotti commerciali.
Un rapporto asettico e asimmetrico, in cui la prassi dispone all’acquisto e all’utilizzo acritico del prodotto tecnologico, il cui inconfessabile obiettivo é l’ addomesticazione collettiva finalizzata alla vendita.
In sintesi, la super-erogazione di prodotti tecnologicamente innovativi configura e istituzionalizza un individuo inconsapevole del proprio ruolo di utile idiota. Massimiliano Barbin Bertorelli