Il Nano Morgante. Anche procedendo ad una comparazione improvvisata e sommaria, si può facilmente constatare quanto l’evoluzione tecnologica negli ultimi 50 anni si sia manifestata con impetuosa progressiva padronanza.
Per converso, in parallelo a tale inarrestabile spinta tecno-evolutiva, si può constatare quanto si sia involuta la qualità relazionale dell’individuo tecnologizzato.
In sostanza, i benefìci della spinta tecnologica, vantati da più parti, non si sono manifestati e riversati in quota pari alle magnifiche pretese.
In proposito, sebbene dalla prima Rivoluzione industriale ad oggi si siano inverate molte delle fantasie che prima transitavano solo nelle fertili menti dei romanzieri, l’ inveramento di taluni prodotti ha sortito effetti talvolta divergenti, talvolta deleteri.
Con una certa quota di ragione si può affermare che tale invasione tecno-totalitaria declama di sé un tipo di progresso non sempre e comunque deputato al ben-essere sociale.
A ribadire il concetto, in merito ai prodotti avveniristici d’uso domestico suscitati dall’ imboccamento della pubblicità commerciale, la loro enorme diffusione non ha generato quid pluris in relazione alle dinamiche aggregative. Anzi, le ha visibilmente peggiorate.
Da questo punto di vista, resta l’insuccesso di un progresso che, nelle proprie finalità, millanta attenzione e cura per la qualità della condizione umana, quando invece la dequalifica.
Al fine di trovarne effetti balsamici, varrebbe meglio sviluppare, capitalizzare sensibilmente l’attuale idea di progresso affinché una quota di effetti abbia indifferibile ricaduta sulla collettività anche nell’ottica di stimolarne i legami aggregativi, cooperativistici.
In sintesi, malgrado i sempre possibili apprezzamenti del traguardo presente, è infine utile menzionare la Bhagavad-Gita (testo Indù del primo millennio aC) quando ricorda l’opportunità di “definire un criterio adeguato per valutare il progresso”. Massimiliano Barbin Bertorelli