Senza obbligo di distinguere tra dinamiche amorose e dinamiche amicali, non poche sono le condizioni che attentano alla qualità di entrambe le realtà affettive.
Ad esempio, desta sorpresa scoprire la scarsa conoscibilità che mediamente sussiste tra i componenti, laddove anche le realtà affettive di lunga durata rivelano mediamente una condizione, tale da ricordare il testo di Alessandra Amoroso: “Estranei a partire da ieri”.
Tale circostanza impone un quesito: quanto tempo necessita ai singoli componenti di una realtà affettiva per conoscersi con sufficiente lucidità e per scongiurare o limitare nel tempo eventuali brutte sorprese?
A parte le versioni di comodo, il quesito ipotizza una percezione offuscata di tali realtà affettive, basata su un’impalcatura di immaginifiche convinzioni tanto tenace da resistere anche in presenza di indizi persistenti.
Mediamente, pur nelle differenti realtà affettive, il riconoscimento delle caratteristiche dell’altro é perlopiù inquadernato nella “volontà di credere fermamente in ciò che si immagina” (cit. Cornelio Tacito).
Questa surrealtà, tipico esito di un coinvolgimento emotivo, impedisce di riconoscere un’altra verità rispetto alla verità desiderata.
Pertanto, riposta la sospettosità fuori luogo, resta improbabile codificare certi indizi e interpretare certe anomalie.
Resta che anche in realtà affettive longeve il più delle volte indizi & anomalie sono più leggibili ad osservatori esterni, che al diretto interessato.
In via estensiva, un’ insorta sensazione di estraneità, per un verso, ha il dovere di disapplicare da subito il principio “in dubio, pro reo” (nel dubbio, favorire il colpevole), per l’altro, ha il dovere di attenzionare le discordanze tra ciò che vede e ciò che ascolta.
In sintesi, occhio (e orecchio) agli indizi. Massimiliano Barbin Bertorelli