Il tempo presente è tragicamente devoto ad una glitterata idolatria, ispirato da icone mediatiche.
La premessa deriva dall’ osservazione di un contesto sociale oggettivamente implicato all’effimero e a bisogni eterodiretti, aggiogato all’ utilitarismo del superfluo.
In soldoni, la morale economica di questo utilitarismo è perfettamente coerente all’individualismo imperante.
La situazione non tarda a coinvolgere anche la morale religiosa, fino a costituirne la progressiva dissoluzione: tanto che l’attuale rappresentazione resta in molti casi solo una liturgia scenica.
Sia come sia, il radicamento nella superfluità non prevede valori altri se non fungibili: per dirla con le parole di M. Eliade, “il bisogno di infinito è stato sostituito da infiniti bisogni”.
Per altro verso, il sistema trans-mediale, la stessa concezione dell’intrattenimento televisivo, non tarda, anzi incalza, a proporre una soporifera nenia di narrazioni insulse, i cui protagonisti, assente giustificato il talento, assurgono tuttavia al popolare richiamo.
Questo protagonismo de-responsabilizzato definisce la condizione isolata dell’individuo.
A ribadire il concetto, tal neo-paganesimo si sviluppa nella dimensione di fertilità e di prolificità della mitizzazione mediatica di personaggi altrimenti inconsistenti, mentre nella dimensione ordinaria orienta e coincide con l’attuale freddo clima relazionale da tutti contro tutti.
Non vi è più dubbio che da quel che faticosamente sopravvive dei nessi sociali affiori un destino di reciproca indifferenza.
Riepilogando, vorticando tra spinte, scontri & calci in culo su questa giostra da luna park, si realizza perfettamente, ahimè, la previsione di Martin Buber: “quando accanto non diventa insieme, diventa contro”. Massimiliano Barbin Bertorelli