Orbita un pensiero calcolante, ingenuamente implicato alla pretesa d’efficacia, che sotto sotto s’intrattiene con l’idea del nulla-accade-per-caso.
Integrando tale idea con la concezione leopardiana del tutto é nulla, la misterica indipendente modalità con cui le cose accadono accompagna come un’ombra l’individuo, sostenendolo o avvilendolo a seconda delle circostanze, con fisiologica alternanza.
In effetti, la componente fatalista, anti-positivista, sconta anch’essa la fisiologica contesa tra trascendente e immanente, tra spirito e materia, tra interiorità ed esteriorità.
Non è un caso che talune fortuite concomitanze le si faccia derivare dalla discesa di un Deus ex machina, recuperato e aggiornato dall’antica Grecia, in cui il destinatario finale é ridotto a voce secondaria dinanzi alla voce suprema del mittente.
Vale a tal fine menzionare J. Derrida: “è mortificante pensare che un Dio giusto e una provvidenza benevola non ci proteggano più del caso, apparentemente indegno di decidere del nostro destino”.
Siamo di fronte ad un intricato labirinto di concomitanze in cui avanziamo guardinghi, a passo d’abate, in febbrile attesa di scorgere segni propiziatori.
Ciascun segno tuttavia contraddistingue la percezione ansiosa che l’individuo nutre nei confronti della sorte. In tale senso, la pre-monizione di sentirsi “un uomo che cammina su un ponte interrotto”, citando R. Musil, stabilisce la sua condizione terrena, malgrado certa agguerrita pretesa olimpica.
Da ciò sorge l’esigenza di allinearsi su ciò-che-è-altrimenti-deciso, a fronte di un individuo alla fin fine alimentato dalla speranza di un inatteso buon segno.
Tale legge fatalista alleggerisce colui che vi innesta fiducia, ivi collocando “il centro del proprio compasso” (cit. K.Abe) e concedendo il favore a tale innesto, ben oltre le pretese pianificatorie.
Riepilogando in termini di convenienza, dinanzi all’impegno di imprimere all’esistenza una direzione precisa, nell’individuo affiora a tratti la consapevolezza che adeguarsi alla sorte, a parità d’incertezza, è una interessante alternativa al resistervi. Massimiliano Barbin Bertorelli