Qualche giorno fa, all’apertura delle porte di un autobus, in pieno centro città, un giovane mendicante che transitava presso la fermata ha canzonato i viaggiatori urlandogli: “depressi!”.
L’accaduto non è da derubricare come la malcapitata insolenza di un soggetto deviante. Merita, anzi, un breve commento.
In tal senso argomentando, la visione dall’esterno degli occupanti di un autobus, come di altri obbligati mezzi di aggregazione umana, può inclinarsi senza stupore in un pensiero non dissimile dall’irriverente ed inatteso epiteto.
E’ infatti facilmente constatabile una condizione civica quotidiana non particolarmente esaltante, né strabordante di incontenibile vitalità, se non quella illusoria e ridente della pubblicità.
Comunque sia, non è mai riprovevole essere irriverenti anche (soprattutto) verso noi stessi. E questa circostanza induce a riflettere in tal senso, pur permanendo la riflessione in una costumata e disciplinata auto-referenzialità.
Tramontata oramai l’idea di una “società armonica” e constatato che l’intera civiltà occidentale è “storia di regresso ed imbarbarimento” (cit. Horkheimer e Adorno), la trattazione è opportuna per aleggiare sul grado di responsabilità dell’individuo anche nei confronti del clima urbano.
Una responsabilità che presta il fianco all’insistente e fallace idea di smarcarsi il prima possibile da una svantaggiante collettività, tutt’altro che confidente, e che incardina a sé una congiuntura da cui, al più presto, sottrarsi.
L’armonia personale raramente diviene fenomeno sociale. E’ un episodio che, spesso, è mera conseguenza di input esterni ed estranei, di condizioni esogene. Se, quindi, la floridezza del mercato della finanza o il possesso del singolo bene voluttuario possono costituire uno tra i principali motivi di buon umore, in questo caso, il rimbrotto ingiurioso del mendicante, visto come implicito avvertimento, costituisce a ragione motivo di stupefazione. Ed anche di riflessione civica.
Per questo, qualsivoglia siano gli alibi scatenanti assunti a riferimento ed in risposta ai tetri umori quotidiani di ciascuno, avere in testa un’idea umoralmente più gradevole di comunità è già in sé una bella promessa di miglioramento.
Ponendo in tal senso massimo riguardo alla singolare provenienza dell’avviso.
Massimiliano Barbin Bertorell