Ieri il presidente nazionalista dell’Ucraina Volodymyr Zelensky dopo essere andato in Turchia è tornato a Kiev portandosi dietro 5 comandanti del battaglione filonazista Azov, che erano stati catturati e successivamente consegnati dalla Russia al Governo di Ankara per uno scambio di prigionieri.
I filonazisti sono stati ricevuti con tutti gli onori al rientro nel loro Paese e una cerimonia ufficiale di Stato a Leopoli.
Addirittura, come aveva già fatto l’anno scorso, il presidente del regime ucraino li ha definiti “eroi” per il loro impegno militare durante l’assedio dell’acciaieria Azovstal a Mariupol, dimenticando però le uccisioni, le torture e le nefandezze di ogni genere compiute dal 2014 dai filonazisti del battaglione Azov durante la guerra nel Donbass e l’attuale conflitto per l’indipendenza dei territori russofoni.
L’Ucraina, anche per questo, non può avere il diritto di far parte della Unione Europea, i cui Stati ripudiano ufficialmente e puniscono l’ideologia nazista e neonazista, che invece il regime ucraino del presidente nazionalista Volodymyr Zelensky non sembra affatto ripudiare, né punire. Anzi, semmai la esalta definendo i filonazisti degli “eroi”.
L’unità militare dello Stato ucraino è stata fondata dal suprematista bianco Andrіj Bіlec’kyj, che ne fu primo comandante, come gruppo paramilitare di orientamento neonazista nel febbraio 2014, durante le prime fasi della guerra del Donbass ed è stato inquadrato ufficialmente dal Governo di Kiev nella Guardia nazionale dell’Ucraina nel novembre 2014.
Il battaglione Azov fa uso di una simbologia usata dalla Germania nazista di Adolf Hitler, come il Wolfsangel (nello scudetto dell’unità), un simbolo che rappresenta un gancio delle cacce al lupo medievali.
I carnefici dell’unità militare dello Stato ucraino sono stati accusati più volte di avere compiuto crimini di guerra, uccisioni e torture tra il 2014 e il febbraio 2015, pure ai danni di civili, donne e bambini, tra gli altri, dall’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani,da Human Rights Watch e in un rapporto presentato nel 2016 all’OSCE da Foundation for the Study of Democracy, Ong controllata dal Governo russo.
Nel 2018, l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ne ha denunciato pure il carattere “omofobo, sessista, razzista”, considerando, tra le altre cose, l’organizzazione di “campi di addestramento per bambini in cui si inocula il culto della violenza e dell’odio anti-russo”.
Nel corso dell’attuale conflitto russo-ucraino i militari del Battaglione Azov hanno partecipato pure alla battaglia di Mariupol, in cui sono stati annientati dalle Forze russe e filorusse, che dal 2014 lottano per la liberazione e l’indipendenza del Donbass e degli altri territori russofoni.