Il regista argentino Juan Bautista Stagnaro è arrivato a Chiavari da Buenos Aires per assistere alla copia del film “Il Morso Del Ramarro”
Il regista argentino Juan Bautista Stagnaro è arrivato a Chiavari da Buenos Aires, il regista argentino di fama internazionale, sceneggiatore del film “Il Morso Del Ramarro” tratto dal libro della scrittrice Valeria Corciolani, è arrivato a Chiavari da Buenos Aires per assistere alla copia lavoro del film che ha seguito insieme alla regista Maria Lodovica Marini, al Presidente di Cima Prod Nerio Bergesio e a selezionati addetti ai lavori.
Il tutto in previsione della firma dell’accordo di distribuzione nazionale ormai imminente.
Quello di Juan Bautista Stagnaro è un atteso ritorno in Liguria, finalmente da cittadino italiano in seguito a un lungo e impegnativo iter legale e burocratico che è durato anni e, in questi giorni, ha espletato le prime pratiche burocratiche da connazionale.
La tanto desiderata cittadinanza italiana ha reso ancor più forte la volontà del regista di realizzare co-produzioni cinematografiche italo-argentine caratterizzate da profonde radici che affondano in sentimenti di nostalgia e appartenenza proprio di chi è dovuto migrare lasciando la propria terra in cerca di un futuro migliore.
“Appena ho letto questo libro – afferma il regista – ho intuito il grande potenziale cinematografico di questo romanzo che si adatta molto bene a una trasposizione narrativa per la creazione di un film. L’apporto principale che ho dato per la realizzazione di questo lungometraggio è stato nella coscrittura condivisa con Nerio Bergesio, Lodovica Marini, Carlo Marenco a Valeria Corciolani.
Durante le riprese di un film non è possibile trasportare direttamente in scena la testa e il cuore di un personaggio, però si possono riproporre le sue azioni, i suoi sentimenti e i suoi pensieri che, a loro volta, producono il movimento all’interno della trama narrativa che via via si svolge fino alla fine.
E’ stata una bellissima esperienza concretizzare questo film, ho seguito il montaggio e ho partecipato con l’apporto di materiale a livello di coscrittura che si è svolta in modalità “transatlantica” in quanto, a causa della situazione emergenziale del Coronavirus, non mi sono potuto allontanare dall’Argentina.
Amo molto Chiavari e questa è la prima volta che la vedo e la vivo durante il periodo estivo. Ritengo che la città acquisisca un’aura poetica in particolare alla sera, quando si respira un’atmosfera dolce e evocativa di una misteriosa e affascinante bellezza. Proprio sul territorio ligure, in particolare nell’entroterra di Levante-Val Graveglia, stiamo portando avanti con Lodovica Marini e Nerio Bergesio un importante progetto denominato “QUINQUELA”.
La parola, di origine spagnola ed esattamente appartenente al dialetto castigliano, cambia nell’ortografia e nella pronuncia a seconda che venga espressa in una lingua oppure nell’altra. Proprio questo cambiamento sonoro rappresenta e incarna ideologicamente le difficoltà e le contraddizioni storico-culturali legate al periodo dell’immigrazione.
La storia è quella del grande pittore Quinquela nato a Baires e legato alle origini della famiglia Circella della Val Graveglia, nota anche come la “Valle Argentina” perché ricca di migrazioni di andate e ritorni, ma per adesso non posso raccontarvi di più…”.