Nella tragedia a bordo dell’AB 205 VF a largo di Arenzano perì anche il suo equipaggio
La tragedia che coinvolse l’elicottero AB 205 VF a largo di Arenzano, ai cui comandi vi era il Maggiore Rinaldo Enrico coadiuvato dal suo equipaggio: Ugo Vignolo, Elio Magnanego e il pilota civile Ugo Roda, suscitò sentimenti di grande cordoglio in tutta la città di Genova e della regione Liguria.
Era il 6 maggio del 1973, il mare di Arenzano si trasformò in quella fatale meta dell’Augusta Bell 205 e del suo equipaggio.
Il velivolo precipitò in mare a circa cinque miglia a sud di Arenzano, nel tardo pomeriggio di domenica, mentre tutta la zona era avvolta da una fitta nebbia; un fenomeno che, se non può essere indicato come la causa principale della tragedia, certo n’è stato un componente.
Tra le ultime parole trasmesse dall’elicottero dei Vigili del Fuoco, vi furono le segnalazioni sulla visibilità ridottissima, che ostacolavano il rientro dei quattro uomini da un volo d’addestramento compiuto su Albenga.
Oggi su una unità navale del Comando di Genova il Direttore Regionale dei Vigili del Fuoco, ing. Claudio Manzella, insieme ai parenti degli uomini di quell’equipaggio, e al Presidente ligure dell’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Antonio De Venuto hanno deposto una corona di fiori, benedetta dal cappellano Don Francesco Minetti, a largo di Arenzano, a ricordo di quei valorosi che tante vite umane salvarono con la famosa Libellula.
Il ricordo del Maggiore Enrico
Il Comandante di quell’equipaggio era il Maggiore Rinaldo Enrico. Se Francesco Baracca è stato considerato il primo asso dell’aviazione italiana, con le sue 34 vittorie, un altro asso, ma con vittorie differenti, ovvero vite umane salvate con gli elicotteri VF, può considerarsi il Maggiore dei Vigili del Fuoco Rinaldo Enrico.
Per qualsiasi genovese era “il comandante Enrico”; in totale salvò 57 vite, tra cui diversi marinai durante il naufragio della nave da carico “London Valour” davanti alla diga foranea del porto di Genova, il 19 aprile 1970, ma questa è un’altra storia.
Se i piloti da caccia disegnano sulla propria carlinga un aereo per ogni vittoria ottenuta, il maggiore Enrico faceva disegnare sul proprio elicottero un omino per ogni vita salvata.
Il maggiore Rinaldo Enrico era nato ad Albenga nel 1920, fu uno dei primi piloti di elicottero del Corpo dei Vigili del Fuoco, creò il nucleo elicotteristico dei vigili del fuoco a Genova.
Era ancora un ragazzo quando, alla fine della guerra, prese il brevetto di pilota della Regia Aeronautica.
I primi voli furono la motivazione di una vita intera. Nel 1954, subito dopo l’Arma Azzurra, il Corpo Nazionale si dotò di una linea di volo di velivoli ad ala rotante.
Rinaldo fu tra i primi a volare, non più per combattere uomini che vestivano divise di un altro colore, ma per strappare alla morte donne e uomini prede degli elementi.
A cavallo degli anni “60” fu uno dei personaggi più conosciuti dal pubblico ligure, ricevette parecchi riconoscimenti per il suo operato; ricevette l’investitura di “personaggio dell’anno” dell’allora direttore del Secolo XIX, Piero Ottone, che in quell’occasione spiegò perché i lettori scelsero Rinaldo Enrico tra tanti uomini noti come “Personaggio dell’Anno”.
“Vi sono stati nella storia recente tanti uomini coraggiosi o temerari come Lindberg, Chichester, Hillary, ma a differenza di loro, Enrico opera non per battere primati, ma per salvare vite altrui”.
Alla fine prese la parola il maggior Enrico: “E’ un’impresa ardua dover rispondere. È l’impresa più ardua di tutto per me e per i miei uomini qui presenti. Mi sento commosso, sono frastornato, mi sembra di volare sopra un banco di nubi, come in paradiso”.
Il Maggiore Enrico era un uomo affascinante, con i suoi folti baffi stile ottocento, a ornamento di un viso scavato, forse a causa dell’adrenalina che sprigionava in ogni sua missione di soccorso.
Personaggio poliedrico non era solo un uomo dell’aria, era anche un uomo di mare.
Prima di iniziare la sua attività di elicotterista, fu il primo ufficiale a prendere il brevetto da Sommozzatore dei vigili del fuoco, si distinse anche in questo campo, partecipando al coordinamento del salvataggio davanti ai cantieri Ansaldo (ora Fincantieri) di Sestri Ponente il 2 agosto 1961, insieme ad altri 7 sommozzatori dei vigili del fuoco di Genova, di 7 operai rimasti intrappolati a seguito del ribaltamento di una cassaforma in cemento.
A conclusione di questa semplice, ma intensa commemorazione, il Direttore Regionale ha voluto evidenziare che le gesta di quegli intrepidi, scomparsi quel 6 maggio 1973, non debba essere consegnata all’oblio.
Che la cerimonia di oggi possa ravvivare la memoria di coloro che a vario titolo parteciparono al dolore dei vigili del fuoco genovesi in quel tragico giorno e che i loro racconti tramandino alle giovani generazioni gli alti ideali di quei valorosi, solo così la polvere del tempo non coprirà le loro gesta.
A ricordo del Maggiore Rinaldo Enrico una lapide con rime in genovese fu apposta nei pressi della spiaggia di Vernazzola, dalla popolazione di Sturla: “No sei tornae da o mà pe l’oa de cenna. A u nostru cheu ghei aetu una gran pena a ti magg. Enrico e a tutti i tò compagni portieum un fiure in mà per anni e anni”.
Per le sue gesta fu insignito di Medaglia d’Argento al Valor Civile, Medaglia d’Oro per Meriti Civili e del titolo postumo di Cavaliere della Repubblica.