In sostanza, secondo gli inquirenti, in carcere cercava di indottrinare gli altri detenuti alla Jihad islamica contro gli “infedeli” dimostrando spesso comportamenti violenti e aggressivi.
Per un marocchino radicalizzato è stato quindi adottato il provvedimento di rimpatrio e ieri è stato accompagnato dai poliziotti su un volo da Milano Malpensa a Casablanca, dove è stato affidato alle autorità locali e rinchiuso in una cella del suo Paese.
Per i prossimi dieci anni il sospetto terrorista e immigrato non potrà fare ritorno in Italia.
Il nordafricano stava scontando 7 anni di reclusione nel carcere di villa Andreini alla Spezia per violenza sessuale e rapina, ma per tali reati non era stato rimpatriato.
Praticamente, la “pericolosità sociale” che ha portato al concreto rimpatrio non è stata riconosciuta per lo stupro e il provvedimento è stato adottato solo dopo l’accertamento del potenziale pericolo legato al terrorismo islamico.
Il marocchino, durante l’udienza davanti al giudice di pace di La Spezia, aveva reso dichiarazioni artificiose per non essere rimpatriato, smentite dalla documentazione acquisita dagli agenti dell’Ufficio immigrazione, della Digos e della Polizia penitenziaria.