Nelle abitazioni di alcuni indagati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti falsi report sui viadotti autostradali, gli investigatori del primo gruppo della GdF di Genova hanno trovato documenti ritenuti “interessanti” e di un “certo peso investigativo” per fare luce nell’inchiesta.
Secondo gli investigatori, la compilazione dei falsi report sarebbe andata avanti “almeno dal 2014” e sarebbe continuata anche dopo la tragedia del Ponte Morandi.
Le perquisizioni di oggi hanno riguardato, tra l’altro, le mancate ispezioni dei “cassoni” ossia la parte sottostante il manto stradale.
Secondo quanto riferito, i finanzieri avrebbero perquisito le abitazioni e gli uffici dell’ex amministratore delegato di Spea (società controllata di Autostrade che si occupa delle manutenzioni) e di Antonio Galatà, Marco Vezil, Serena Alemanni e Antonino Valenti.
I militari avrebbero effettuato perquisizioni anche a carico di altri collaboratori di Vezil, che risultano indagati nel procedimento sui falsi report sui viadotti.
Si tratta di Carlo Boccone, Carlo Alioto Grazioso, Giorgio Melandri.
Galatà, Vezil, Alemanni e Valenti risultano indagati per falso commesso da pubblico ufficiale. I quattro risultano anche indagati per il tragico crollo del Ponte Morandi.
Gli investigatori hanno sequestrato carte, ma anche i telefonini degli indagati, pc portatili e dispositivi elettronici.
Lo scorso primo ottobre i finanzieri avevano perquisito la sede milanese di Spea Engineering Spa sequestrando una serie di documenti sui viadotti.
Galatà è stato rimosso dall’incarico lo scorso 17 settembre, quattro giorni dopo gli arresti e le interdizioni di nove persone, tra tecnici e dirigenti di Spea e Aspi.
L’indagine sui presunti falsi report era nata dal fascicolo principale sul Ponte Morandi.
Secondo i pm della procura di Genova, la sicurezza degli automobilisti era in secondo piano rispetto al vero interesse di dirigenti e tecnici, e cioè il massimo profitto. Per questo motivo sarebbero stati modificati i report sul reale stato di salute dei viadotti.
Nel mirino degli inquirenti sono finiti il Pecetti sulla A26 in Liguria e il Paolillo sulla A16 in Puglia.
Gli altri viadotti sotto inchiesta sono il Moro, vicino a Pescara, il Sei Luci e il Gargassa in Liguria e il Sarno sull’A30.
Nell’inchiesta bis risulta indagato anche l’ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Aspi, Michele Donferri Mitelli.