“Rispetto per genova e i genovesi”. Lo hanno chiesto i cittadini in coda davanti al Tribunale di Genova, dove stamane, nell’aula bunker, si è iniziato l’incidente probatorio per il tragico crollo del Ponte Morandi.
Si tratta del primo concreto passo processuale, che servirà a prendere atto delle attuali condizioni del ponte e a individuare i primi elementi di prova su cui poi si incentrerà l’inchiesta.
Presenti al “presidio” non solo i famigliari delle vittime e i residenti della Valpolcevera, ma anche gente comune e Adele Chiello, mamma di Giuseppe Tusa (vittima del crollo della Torre Piloti): “Chiediamo chiarezza, onestà, correttezza e rispetto umano”.
In molti hanno auspicato che le indagini proseguano celermente e si possano finalmente avviare le opere propedeutiche e necessarie per rendere l’area cantierabile e cominciare così, il più rapidamente possibile, i lavori per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera.
Stamane sono stati ammessi solo i parenti delle vittime, i feriti e il Codacons (unica associazione ammessa) con i loro legali, che sono stati inclusi tra le parti offese del processo. Escluse anche la Cgil e l’associazione vittime del lavoro che otranno presentarsi in un secondo tempo come parti civili e “non offese”.
La scorsa settimana erano stati interrogati dai pm il direttore del tronco ligure di Autostrade Stefano Marigliani e il suo predecessore Riccardo Rigacci, ma gli indagati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Anche altri indagati che sono stati ascoltati in procura finora hanno fatto scena muta.
Intanto, la gip Angela Nutini dovrebbe conferire l’incarico ai tre periti nominati lo scorso 13 settembre e dare un termine per le conclusioni per un periodo di 60 giorni. Poi si potranno finalmente far partire i lavori per le demolizioni e quindi per la ricostruzione.