Incontro Coldiretti Liguria e Prefettura, per ribadire la necessità di eliminare l’aumento ingiustificato in anno di pandemia
I settori della pesca e acquacoltura devono avere la reale possibilità di ripartire
Si continua a temere per i pescatori liguri l’incremento fino a sette volte dei costi concessori del demanio marittimo, costi che, soprattutto in anno Covid, porterebbero a gravi conseguenze in termini economici ed occupazionali, contando che le imprese hanno già subito perdite di fatturato medie del 25% (con punte anche del 55%). Serve che tutti agiscano con urgenza per ristabilire, a livello nazionale, una tassazione equa e proporzionale, che permetta di non gravare su uno dei settori di punta dell’economia ligure.
È quanto afferma Coldiretti Liguria a seguito dell’incontro in videoconferenza avuto questa mattina con la Prefettura di Genova riguardo all’entrata in vigore, il primo gennaio scorso, dell’art.100 del Decreto “Agosto” (“Concessioni del demanio marittimo, fluviale e lacuale”), nel quale sono stati modificati i criteri di calcolo del canone relativo alle concessioni demaniali marittime, coinvolgendo diverse categorie tra cui appunto i pescatori. Ad oggi, qualunque sia l’utilizzo delle aree interessate, l’importo annuo del canone delle concessioni del demanio marittimo, lacuale e fluviale, non potrà essere inferiore a 2.500 euro.
“Alcune Cooperative di pescatori – afferma Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – hanno pochi metri quadri di concessione e quindi passare a tale cifra diventa un grave problema. Inoltre non bisogna dimenticare che per le attività di pesca e acquacoltura il demanio non rappresenta un “luogo” di reddito, come può essere invece, ad esempio, la spiaggia per gli stabilimenti di balneazione, ma solo un ricovero attrezzature o ancoraggio imbarcazioni. Equiparando a tutti i soggetti tali costi, senza tenere in considerazione queste differenze, si rischia solo di affossare un settore già in crisi a causa della pandemia e dove oltretutto gravano limitazioni europee che condizionano negativamente l’economia delle imprese. Per questo abbiamo voluto confrontarci con la Prefettura di Genova, che si è resa disponibile a sostenere la nostra richiesta con il Governo Centrale. Anche alcuni Comuni e l’Autorità Portuale hanno dimostrato una certa sensibilità alla tematica, sospendendo le richieste di pagamento già avanzate in attesa che la questione venga chiarita”.
“E’ una situazione insostenibile per i nostri pescatori . – affermano il presidente di Coldiretti LiguriaGianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa -che ancora oggi rischiano di assistere ad un aumento anche di sette volte quello che pagavano fino a pochi mesi fa, con il passaggio da un canone minimo forfettario di €. 369,00 a €. 2.500,00.”. Questo, tra l’altro, accade proprio in un momento in cui la pesca e l’acquacoltura, stanno attraversando un periodo di grande crisi: con il periodo di lockdown, l’intera filiera ha dovuto fare i conti con le perdite legate alla forte riduzione della domanda nei canali della distribuzione tradizionale (mercati rionali, pescherie), e con la chiusura del canale Ho.re.ca, da sempre uno dei principali acquirenti del prodotto locale. Servono misure che sostengano lavoro e reddito, e non aggravi di costi vivi di gestione che rischiano solo di minarne la sopravvivenza delle realtà più piccole e aprire ancora di più all’arrivo di pesce straniero sulle nostre tavole, pesce che non ha nulla a che vedere con la qualità e freschezza di quello del nostro mare. È fondamentale che ad ogni livello si prenda coscienza della situazione in cui siamo e si supportino il più possibile le nostre imprese, e con esse l’economia e l’occupazione territoriale. Non si può puntare su un tanto atteso ricambio generazionale per la nostra pesca, se le azioni messe in campo non fanno che minare l’attuale sopravvivenza delle imprese”.
Fonte Coldiretti.