L’imprenditore Luigi Alberto Amico, titolare della ‘Amico & Co’, azienda leader in Europa nelle riparazioni e ristrutturazioni di superyacht, avrebbe chiesto di potere incontrare il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti “per trovare un accordo con Ente Bacini per la gestione del Bacino 1”.
É quanto emerge nel fascicolo della maxi inchiesta per corruzione elettorale che vede indagati oltre al governatore ligure (agli arresti domiciliari), il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani (agli arresti domiciliari) a cui si sarebbe rivolto Amico, l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini (agli arresti in carcere), l’imprenditore portuale Aldo Spinelli (agli arresti domiciliari).
Amico, si legge nelle carte della pubblica accusa che lo avrebbe indagato, nell’inverno di due anni fa avrebbe chiesto a Cozzani di potere incontrare il governatore ligure per potere spiegare le dinamiche della nautica di lusso, informandolo anche della possibilità di fare l’opera (probabilmente un bacino per yacht di grandi dimensioni, ndr) in “partenariato pubblico-privato nonché per trovare un accordo con Ente Bacini allora presieduto da Mauro Vianello (considerato l’uomo del Pd e pure lui indagato) per la gestione del Bacino 1.
A tal proposito l’imprenditore genovese del settore nautico avrebbe raccontato anche di avere dato 100mila euro di servizi a Ente Bacini “solo per mettere a posto il bilancio, per poi vedere Vianello vantarsi e prendersene il merito”.
Cozzani, entusiasta per l’opera, avrebbe lasciato intendere che per realizzarla, oltre ai soldi stanziati da Amico, si sarebbe potuto anche attingere 5 milioni all’anno dai 30 del Pnrr: “ma chi se ne accorge??”.
E poi avrebbe proposto un incontro al quale far partecipare anche “il boss” (verosimilmente, scrivono gli inquirenti, Toti).
Cozzani, emerge sempre dagli atti della pubblica accusa, si sarebbe mostrato “particolarmente attento alle necessità imprenditoriali” di Amico. Per lui, interessato alla possibilità di investire nel Ponente ligure, avrebbe contattato il sindaco di Imperia ed ex ministro Claudio Scajola che in quel momento puntava allo sviluppo della Marina di Oneglia e, inoltre, avrebbe caldeggiato la partecipazione dell’imprenditore genovese alla missione a Dubai con Toti e Signorini: “un’occasione per fare due chiacchiere”. Che sarebbe poi saltata per presunti problemi di salute di Amico.
“Un vero peccato” avrebbe riferito successivamente Amico al telefono alla sorella perché sarebbe stata “un’importante occasione per confrontarsi con il presidente della Regione Liguria e con quello dell’Autorità di Sistema Portuale. Mi serviva da matti perché andavo giù con Toti e Signorini. Era un momento per… insomma, dare un po’ una sveglia, che non mi fanno delle cose… cioè, non fanno…”.
Inoltre, sempre dalle carte della maxi inchiesta e secondo l’ipotesi della pubblica accusa, risulta che il 17 maggio 2021 Amico sarebbe andato nell’ufficio di Cozzani per il rinnovo della concessione. A fine incontro gli avrebbe lasciato dei documenti, chiedendo la massima riservatezza. Tre settimane dopo il colloquio, riferiscono le carte, gli inquirenti genovesi trovano riscontro di un presunto finanziamento da 30mila euro al Comitato Toti, che sarebbe stato segnalato come sospetto dalla Banca d’Italia.