“Il criterio che applicheremo sarà quello di scegliere di fare dichiarazioni una volta che avremo il quadro processuale completo e dopo avere letto tutti gli atti. Abbiamo un fascicolo enorme da approfondire, ora è difficile rispondere.
In ogni caso, risulta che non ci sia alcuna anomalia di spesa, tutto è stato tracciato nella massima trasparenza. Non un centesimo è finito nelle tasche di qualcuno, tantomeno di Toti, che ha agito nell’interesse pubblico e non di privati.
Le dimissioni del presidente? Non sono assolutamente all’ordine del giorno. Farà comunque valutazioni con la sua maggioranza in condizioni differenti da quelle attuali”.
Lo ha dichiarato ieri sera l’avvocato genovese Stefano Savi, legale difensore del governatore ligure Giovanni Toti, da martedì messo ai domiciliari per corruzione elettorale, nell’ambito della maxi inchiesta della Dda e della Procura della Repubblica di Genova, che ha arrestato anche il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani (ai domiciliari), l’imprenditore portuale Aldo Spinelli (ai domiciliari) e l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini (in carcere).
La richiesta degli arresti di Toti contenuta nelle oltre 1300 pagine della Procura è del 27 dicembre scorso e, per finire di scrivere le 650 pagine dell’ordinanza cautelare, la gip ci ha messo quattro mesi. Ovvio che la difesa necessita di più tempo per valutare a fondo gli atti prima di rispondere agli inquirenti.
Anche perché, per la difesa, in sostanza Toti non ha favorito gli affari di Spinelli o di altri. Inoltre, non c’é nessuna mazzetta o valigetta piena di soldi, come ai tempi di Mani Pulite. I 74mila euro del 2020 in ballo, risultano tutti tracciati.
E quindi il presidente di Regione Liguria sarebbe stato così poco accorto da autodenunciarsi?
In ogni caso, l’interrogatorio di garanzia del governatore ligure è previsto alle 14 di oggi.
“La tracciabilità dei denari – ha ribadito e precisato Savi – sia in entrata che in uscita, è totale. In entrata sono gli stessi atti che ce lo dicono. Abbiamo la possibilità anche di dimostrare che questi denari sono stati spesi tutti per necessità di tipo politico connesse all’attività del presidente e delle persone che lavoravano con lui o che avevano comunque connessioni politiche con lui, quindi non c’è stata nessuna anomalia nella spesa né a titolo personale né a nessun altro titolo”.