L’ordigno della seconda guerra mondiale era a soli 3 metri di profondità ed a 30 metri dalla scogliera
Dal 18 al 19 settembre 2018 i Palombari del Gruppo Operativo Subacquei del Comando Subacquei ed Incursori, COMSUBIN, della Marina Militare, distaccati presso il Nucleo S.D.A.I. della Spezia, Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi, hanno condotto un intervento d’urgenza nelle acque di Andora per rimuovere un grande e pericoloso ordigno esplosivo.
A seguito di una immersione ricreativa di un subacqueo sportivo vi è stata la denuncia del ritrovamento all’Ufficio Circondariale Marittimo di Loano-Albenga della presenza di un manufatto di forma sferica che poteva essere riconducibile ad un ordigno esplosivo di grandi dimensioni. Immediato è stato l’intervento per interdire al transito l’area ed avvertire la Prefettura di Savona che ha disposto e coordinato l’intervento di bonifica d’urgenza del GOS.
I Palombari hanno effettuato, a soli 3 metri di profondità ed a 30 metri dalla scogliera dove l’anno scorso era deragliato un treno, l’intervento per rimuovere dal fondo l’oggetto che è stato identificato come una mina subacquea ormeggiata della seconda guerra mondiale.
Al termine dell’operazione, il comandante del Nucleo S.D.A.I. della Spezia, Tenente di Vascello Angelo Pistone, ha dichiarato: “Siamo intervenuti ad Andora consci che si trattasse di un ordigno di grosse dimensioni, grazie alla fotografia che ci è stata inviata che è stata realizzata dalla persona che ne ha effettuato il rinvenimento. Così, estratto dal fondo sabbioso, lo abbiamo classificato come una mina da ormeggio italiana modello P5, perfettamente conservata, contenente 200 Kg di esplosivo. Rimorchiata a distanza di sicurezza fino a raggiungere una zona in alto mare individuata dall’Autorità Marittima, abbiamo provveduto alla sua distruzione secondo le consolidate tecniche tese a preservare l’ecosistema marino. Mi preme raccomandare alle persone che dovessero imbattersi in manufatti con forme simili a quelle di un ordigno esplosivo o parti di esso, di non toccarli o manometterli in alcun modo, perché potrebbero essere molto pericolosi. Quello che è doveroso fare è denunciarne immediatamente il ritrovamento alla locale Capitaneria di Porto o alla più vicina stazione dei Carabinieri, affinché possa essere richiesto il nostro intervento”.
Questo intervento rappresenta una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità, svolti anche nelle acque interne, come ribadito dal Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione.
Lo scorso anno i Palombari della Marina Militare hanno recuperato e distrutto un totale di 22.000 ordigni esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2018 ne hanno già neutralizzati 25.057dai mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i 33.995 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm anch’essi rimossi e distrutti.
Con una storia di 169 anni alle spalle, i Palombari rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività.
Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal Gruppo Scuole di Comsubin che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze.