Sabato 12 alle 21 ex Abbazia di San Bernardino Salita San Bernardino, zona Carmine appuntamento con la solidarietà a Genova
Tre donne palestinesi Nariman, Naijwa e Bushra del villaggio di Nabi Saleh, saranno in varie città italiane dal 10 al 20 ottobre, grazie ad Assopacepalestina, per raccontare la Palestina, l’occupazione e la loro resistenza.
Nabi Saleh è un piccolo villaggio di 600 abitanti nei pressi di Ramallah. Dal 2009 è in atto una resistenza popolare non violenta per rientrare in possesso della fonte d’acqua del villaggio, sottratta con l’uso della forza da parte dei coloni di Halamish, un insediamento illegale secondo le regole internazionali. I coloni spesso attaccano i cittadini palestinesi, distruggendo i loro campi o danneggiando le loro case. A Nabi Saleh, alcuni attivisti sono stati uccisi e giovani del villaggio sono stati arrestati con l’accusa di tirare pietre. Processati nei tribunali militari, sistematicamente i ragazzi vengono sottoposti a maltrattamenti come bendaggi, minacce, duri interrogatori senza la presenza di avvocati o di familiari, isolamento carcerario e in qualche caso anche di violenze fisiche.
Questo comporta seri danni fisici e psicologici soprattutto nei bambini e nei più giovani del villaggio. Nariman, Naijwa e Bushra sono parte attiva dei comitati popolari di resistenza non violenta
sorti per opporsi all’occupazione militare israeliana e al muro di separazione. Nariman Tamimi, è la madre di Ahed Tamimi la giovane attivista condannata a 18 mesi di carcere per aver schiaffeggiato un soldato. La stessa Nariman è stata arrestata e ferita più volte. Naijwa Tamimi e Bushra Tamimi hanno pagato pesantemente le conseguenza della violenta repressione dell’esercito israeliano. Nelle loro tappe di Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze e Roma, saranno accompagnate da Luisa Morgantini, già Vice Presidente del Parlamento Europeo.
“Parlare solamente di occupazione militare, di colonizzazione della Palestina da parte d’Israele rimane un’astrazione” dice Luisa Morgantini “Nariman, Naijwa, Boshra raccontano dei loro corpi feriti, del furto delle loro terre e dell’acqua, delle incursioni nelle loro case, non come vittime ma protagoniste di una lotta di resistenza popolare”.