“Per primo vorrei precisare una cosa, io non ho problemi psichiatrici, è una bufala quella che è stata scritta, ho solo vent’anni, non ho provocato nessuno, volevo esprimere solo il mio pensiero”.
Esordisce così Francesco (nome di fantasia), il ragazzo di 20 anni che sabato scorso è stato brutalmente picchiato da un gruppo di giovani partecipanti al corteo di Genova Antifascista.
Noi di LN, lo abbiamo conosciuto e lui ci ha raccontato i fatti di sabato.
E’ ancora incredulo ed arrabbiato per quello che gli è successo a tal punto da aver sporto denuncia alla polizia.
Ora toccherà alla Digos effettuare le indagini del caso, raccogliere le testimonianze e guardare i filmati delle telecamere della zona per trovare gli autori di questo brutto episodio.
Ma veniamo ai fatti. Francesco, come ci racconta, stava partecipando al corteo di Genova Antifascista, aveva già percorso tutta la strada da De Ferrari, a via Serra, piazza Tommaseo, per dirigersi con tutti gli altri in via XX settembre.
In via Cadorna, davanti ai giardini di piazza della Vittoria, stava parlando con un’amica, quando è avvenuto il fattaccio.
Sua unica colpa quella di avere con sè e sventolare una bandiera italiana, il tricolore, una bandiera di quelle utilizzate per le partite di calcio della nazionale.
Dapprima è stato aggredito verbalmente da una giovane “un po’ più grande di me, sembrava una punkabbestia, spiega Francesco”, “metti via quello schifo!”, “vergognati, sparisci!”, le avrebbe detto la ragazza; dopo di lei sarebbe arrivato un ragazzo che gli avrebbe rifilato una testata colpendolo all’arcata sopracigliare e poi, ancora, un’altro individuo che lo avrebbe percosso con un manganello o un tubo di ferro al capo.
Infine sarebbe tornata la ragazza che, vedendolo in quello stato, si sarebbe messa a piangere chiedendogli scusa.
Francesco è stato poi soccorso da due persone, probabilmente dei sanitari, e trasferito al Galliera, dove è stato medicato con alcuni punti di sutura alla testa e sottoposto all’esame della Tac.
Qui, in stato di choc, avrebbe riferito agli agenti intervenuti di non conoscere i suoi aggressori e di non essere stato a conoscenza dei fatti di Macerata.
Infine la decisione di sporgere denuncia: “Chiedo che vengano perseguiti a norma di legge”. L.B.