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Irruzione e assedio cena Giovani leghisti: rivendicazione del centro sociale Aut Aut 357

Via delle Fontane a Genova, centro sociale Aut Aut 357 (foto di repertorio)

“Ieri sera, come ogni mercoledì, eravamo all’Aut per l’aperitivo e la proiezione di un film, una delle tante iniziative che ogni settimana animano il nostro spazio: dalle presentazioni di libri, al teatro, dai dibattiti alla musica, sempre tutto gratuito in modo da rendere le serate fruibili a chiunque, a prescindere dalla possibilità o meno di pagare e consumare. Una scelta consapevole, che facciamo per essere parte del quartiere, quello stesso quartiere dove abitiamo e lavoriamo (ahinoi!) e che vediamo ogni giorno svuotarsi di servizi per gli abitanti e riempirsi di ronde di militari, dove vediamo privatizzare lo spazio pubblico ad uso e consumo dei turisti e restringere sempre di più gli spazi di socialità e aggregazione liberi dal consumo”.

Comincia così la rivendicazione degli antagonisti del centro sociale Aut Aut 357 di via delle Fontane sull’irruzione e l’assedio dell’altra sera alla trattoria Le Maschere di via Ponte Calvi, dove si stava svolgendo una pacifica riunione conviviale organizzata dai Giovani leghisti con il viceministro Edoardo Rixi e il deputato Andrea Crippa per ricordare il patriota genovese Balilla, che si ribellò all’occupazione austriaca.

A seguito delle offese e del blitz, la Polizia era intervenuta evitando il peggio e scortando poi i leghisti all’uscita del ristorante dove li attendevano una ventina di antagonisti. Una violenza che ha suscitato diverse reazioni in città e che è stata condannata anche da esponenti del gruppo Pd in Comune.

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“Ad inizio serata – hanno aggiunto ieri su Fb i responsabili del centro sociale Aut Aut 357 – tre abitanti del quartiere sono venuti a dirci che da lì a poco, in un ristorante vicino, ci sarebbe stata una cena della Lega. Un fatto ancora oggi inusuale in una zona della città dove fino a qualche anno fa i leghisti non riuscivano nemmeno a fare una raccolta firme, contestati e allontanati dai residenti.

Una zona della città, a ridosso del ‘Ghetto’, piena di contraddizioni, ma vissuta proprio da tutte quelle soggettività che oggi sono sotto attacco da parte dei provvedimenti dei governi di cui la Lega fa parte, dal Comune fino allo Stato passando per la Regione.

Nel corso della serata abbiamo ragionato sul da farsi, convinti che fosse giusto esprimere il nostro dissenso verso questo partito di governo, ma in qualche modo frenati dal clima di apatia che sembra aver avvolto il paese e che sembra non lasciare spazio ad alcun tipo di opposizione.

Al termine della proiezione del film abbiamo condiviso con i/le presenti quanto stava accadendo e abbiamo deciso collettivamente di muoverci verso il ristorante per dire pubblicamente che non possiamo accettare che nel nostro quartiere ci siano passerelle di chi ogni giorno lascia morire i migranti in mare, diffonde messaggi razzisti e sessisti, smantella i servizi sociali, vorrebbe relegare la donna al solo ruolo di madre e moglie, specula sui territori.

Sono bastati due cartelli improvvisati e la nostra presenza su un marciapiede nei pressi del ristorante per mettere in moto un dispositivo di sicurezza decisamente sproporzionato: decine di poliziotti, una manciata di alpini, sei volanti arrivate a sirene spiegate e una dozzina di agenti della Digos sono accorsi per una tempestiva identificazione di tutte le persone presenti, nonostante all’esplicita domanda rispetto a quale tipo di reato stessimo commettendo nessuno sia stato in grado di rispondere.

Malgrado non stessimo impedendo a nessuno di uscire, né minacciando chicchessia, le zelanti forze dell’ordine hanno deciso di fare un muro di automobili fra noi e il ristorante e fare uscire scortati a piccoli gruppi i leghisti.

Questa mattina, puntuali come le mestruazioni in vacanza, Il Secolo XIX e altre testate locali (senza che alcun giornalista fosse sul luogo) riportano la notizia della violenza dei centri sociali e di alcuni punkabbestia (sic!).

Se è bastato così poco per suscitare queste reazioni, ci pare evidente che sia in atto un pericolosissimo restringimento della libertà di espressione, ma contemporaneamente ci sembra la prova che il governo ha paura che le persone possano tornare nelle piazze e prendere parola contro quanto sta avvenendo.

Nonostante il contesto storico e politico che stiamo vivendo ci faccia coltivare una rabbia immensa, ieri sera abbiamo scelto lo scherno e l’ironia piuttosto che la violenza, certi che ciò che abbiamo fatto non sia una risposta all’altezza dei tempi, ma possa essere un primo atto di resistenza, che vada moltiplicato (e moltiplicheremo) giorno dopo giorno, individualmente e collettivamente, in tutti i quartieri, contro la barbarie che avanza intorno a noi”.