KABUL (dall’inviato Marcello Di Meglio) L’assalto da esodo biblico di decine di migliaia di uomini, donne e bambini all’Aeroporto Internazionale “Ahmid Karzai” della capitale afghana non è scemato, se ancora in giornata si registrano almeno 30 tra morti e feriti tra i fuggiaschi dall’imposizione fulminea del regime talebano ne Paese centroasiatico.
Calpestati dalla folla in fuga nel panico o colpiti dalle raffiche di kalashnikov dei talebani che assediano dall’esterno lo scalo aereo, difficile riportarlo dall’interno del precario “compound presidiato da militari occidentali” installato nell’aeroporto. Anche se gli schiocchi secchi di colpi d’arma da fuoco automatiche risuonano di continuo.
Lo scalo aereo internazionale di Kabul, unica via di disperata, incontenibile e scomposta fuga dall’Afghanistan è in queste ore sotto un tesissimo controllo di alcuni contingenti militari occidentali di almeno 600 soldati britannici, un migliaio di Marines statunitensi e un meno contabile drappello di militari italiani, tedeschi e francesi delle forze speciali di Roma, Berlino e Parigi.
Ieri pomeriggio è sbarcato allo scalo ”Ahmid Karzai” con un volo militare qatariota, in grande tranquillità e scortato da decine di miliziani talebani armati fino ai denti, il discusso neoleader politico-religioso dell’entità esecutiva del nascente “governo” afghano, il mullah Ghani Baradar, già incarcerato in Pakistan, poi misteriosamente rimesso in libertà dalle autorità di Islamabad e da qualche tempo ospite del Qatar da dove avrebbe pianificato la “rivoluzione talebana” dal marzo dell’anno scorso, in seguito alla firma dell’accordo di transizione a lungo termine con l’allora Presidente Usa Donald Trump.
Poi nelle ultime 6 settimane, un giorno dopo il ritiro delle Forze ISAF, contingente italiano di Herat compreso che ha lasciato sul campo 54 militari definiti pubblicamente al TG1 Rai “eroi di pace e cooperazione che hanno fatto del bene” dallo stesso Presidente Mario Draghi, tutto è precipitato nel gorgo della rapidissima conquista di tutte le province dell’Afghanistan da parte degli “studenti integralisti coranici” con il dissolvimento senza ombra di resistenza dei 300mila militari e poliziotti ex-governativi addestrati e armati negli ultimi 15 anni dalla Coalizione ISAF a guida americana con l’”investimento” di 23 miliardi di Dollari.
Ora nella mezzanotte in punto (ora locale n.d.r.) Kabul vive nell’attesa del “silenzio assordante” delle armi leggere e pesanti l’evoluzione imprevedibile della situazione militare ma soprattutto civile dei circa 5 milioni degli abitanti della capitale afghana
E’ di poche ore fa la notizia che l’ormai ex-Presidente in carica dello Stato “di cartapesta”, Ashraf Ghani è ricomparso a galla, accolto dagli Emirati Arabi Uniti: a Dubai o Abu Dhabi, non è chiaro. Ricostruita la rocambolesca fuga di Ghani da Kabul di quattro giorni fa. L’ex-Presidente sarebbe scappato a Ferragosto con un convoglio di auto blindate diretto a Tashkent nel confinante Tagjikistan sembra carico di 170 milioni di Dollari in contanti. Ma, colpo di scena, proprio cercando rifugio all’Ambasciata afghana di Tashkent con la famiglia e un manipolo di miliziani fidati, Ghani ha dovuto “virare” via aerea immediatamente verso gli Emirates.
L’ambasciata afghana di Tashkent lo ha rifiutato, anzi avrebbe emesso un’incriminazione a suo carico per “distrazione di fondi statali”…insomma corruzione, anche se le fonti sono talmente frammentarie e contrastanti che è ancora presto per passare dalla cronaca alla storia, tanto piu’ che nessuno a livello locale e internazionale è in grado, o vuole, di fornire notizie minimamente credibili. Marcello Di Meglio