Un fulmine a ciel sereno. Una notizia che ti arriva improvvisa, la senti, la leggi, ma stenti a crederci.
E’ molto difficile dovere trovare in queste poche ore che sono passate le parole giuste per rappresentare il dolore di una perdita così grande, non solo di un campionissimo del suo sport l’NBA e la pallacanestro mondiale tutta, ma anche la profonda commozione di cercare le parole adatte per descrivere Kobe Bryant, semplicemente come persona.
Ieri sera è stato sbigottimento, quando le prime agenzie hanno battuto la terribile notizia che avevi perso la vita in un incidente in elicottero, la prima ricerca affannosa era quella di trovare una smentita immediata, di non trovare quella conferma che purtroppo non ha tardato ad arrivare per informarci successivamente che si era compiuta davvero una immane tragedia che non riguardava soltanto te ma anche una delle tue figlie, Gianna ed altre sette persone che erano a bordo, morte anche loro nel terribile schianto.
Il cordoglio è stato immediato, enorme, sportivo e non e continua tuttora a distanza di ore e continuerà per giorni da questa terribile notizia; e Kobe se li merita tutti questi onori in sua memoria per la sua breve vita fatta, merito non solo di quella carriera sportiva fatta dai tanti titoli vinti assieme ai Los Angeles Lakers, o nel Dream Team, o negli All-Stars Game, ma piuttosto per l’essere un campione di umanità che è riuscito, in questa ora così tragica, a catalizzare l’attenzione di tutti, non solo dello sportivo puntuale che ti conosceva perfettamente per ogni attimo della tua carriera sportiva ma anche di chi, invece, probabilmente non sapeva nemmeno la più elementare regola del basket, ma il tuo nome era noto perché la tua fama ti aveva fatto diventare un fondamento di quello sport.
Non starò qui a ricordare né la tua carriera né aneddoti sportivi che ti riguardano, in questo momento molti altri, e più titolati di me, lo stanno facendo ricordando tutte le tue imprese sportive e come hai caratterizzato l’NBA dai tuoi esordi a fine anni novanta a praticamente possiamo dire ieri, visto che ti sei ritirato quattro anni fa dalla lega professionistica di basket più importante del mondo.
Anche l’Italia ti piange tutta per avere perso un figlio, ed il dolore di quelle città Rieti, Pistoia, Reggio Calabria, Reggio Emilia dove sei cresciuto seguendo le vicende sportive di tuo padre nella nostra serie A di basket, è diventato il dolore unanime di una nazione nel ricordare quel tuo piacere nel sentirti non solo americano ma da sempre anche “italiano” e dandone tante volte fattiva dimostrazione.
Oggi, e non è un vuoto modo di dire, ogni sportivo si sente più povero, privato troppo presto di un magnifico campione, la cui onda emozionale suscitata ci ha immediatamente ricordato un altro grande scomparso prematuramente ovvero Ayrton Senna; non ci riconcilia il fatto di avere la possibilità tramite uno sterminato archivio che ti riguarda con cui potremmo ricordarti attraverso le tue gesta sportive e le tue parole che ci hai lasciato, ci rimane in questo momento quel senso di vuoto di incompiuto che attendeva di essere riempito ancora da una buon pezzo della tua vita tra di noi per cui lasciare il segno e rendere migliore il mondo dello sport che oggi ti piange e ti commemora.
Un Campione nello sport, un Campione nella vita. Ciao Kobe, resterai sempre nei nostri cuori.
Andrea Pampo Rebolino