Ieri all’Asian Film Festival, www.asianfilmfestival.info, si è tenuta l’agognata giornata dedicata esclusivamente al Cinema coreano che non ha disatteso le previsioni, visto che la sala dedicata presso il Cinema Farnese Arthouse era gremita.
Il cinema coreano è molto apprezzato e seguito in Italia. E l’Asian Film Festival porta avanti una stretta collaborazione con l’Istituto Coreano di Cultura da 4 anni. Presente in sala la Direttrice Chun Ye Jin, che ha parlato della proficua sinergia culturale con il nostro paese.
Le pellicole proiettate sono state tutte molto interessanti. La prima “Gyeon-Ah’s Daughter”(Corea del Sud, 2022) della regista Kim Jung-en, pellicola che attraverso il rapporto solido ma contrastante tra madre e figlia, pone in risalto il tema della violenza di genere in Corea del Sud. In particolare si evidenzia la tematica del revenge porn.
In effetti, la protagonista, Yeon-su, di professione insegnante, dopo la rottura con il fidanzato, subirà la vendetta di lui che caricherà su dei siti internet un loro intimo filmato. Ma sarà la madre della giovane docente, Gyeong-su, la prima destinataria sul proprio telefono, di quel delicato video. La madre, vedova ed in precedenza vittima di violenza domestica da parte del medesimo padre di Yeon-su, resterà sconvolta, soprattutto perché in virtù del proprio passato, risulta sfiduciata verso il mondo maschile e tenta di esercitare una severa forma di controllo sulla figlia, cercando di limitarne le relazioni con gli uomini, minando alla base la reciproca fiducia.
Non saprà in tal senso consolare la figlia che si troverà ad affrontare da sola una battaglia legale severa, chiudendosi al mondo. Continuerà a prodigarsi per lei “dalla distanza”, procurandole anche un’Avvocatessa. Intense le riprese notturne e quelle delle stanze scarne che sottolineano la solitudine dei personaggi. Dal punto di vista della testimoninza sociale che quest’eccellente pellicola ci offre, notiamo come sia costoso l’iter giudiziario in Corea del Sud. Se in Italia per dei crimini online godiamo del privilegio di poterci rivolgere alla Polizia Postale che ringraziamo, la protagonista, al fine di eliminare il video scabroso dalla rete, è costretta a rivolgersi ad una Società privata che tramite un contratto a pagamento da rinnovare costantemente, le assicura la rimozione del contenuto online in oggetto. In compenso la pena che riceverà l’imputato sarà più severa rispetto a quella che potrebbe essere comminata in Italia.
Ottima pellicola da rivedere sicuramente anche per il tema affrontato, oltre al talento della regista ed alla bravura delle due attrici: Kim Jeong-yeong e Ha Yoon-Kyung.
A seguire abbiamo visionato “Dream Palace” di Ka Sung-moon, altra valida pellicola di critica sociale, tema molto caro al cinema coreano, che evidenzia la personalità resistente del popolo coreano. La protagonista, Hye-jung, è interpretata dall’affermata attrice Kim Sun-young, la quale con il supporto della regia pone in scena un personaggio molto resiliente.
Rimasta vedova insieme al figlio adolescente a seguito di un incendio in cui oltre al marito sono morti altri membri della propria comunità d’appartenenza, decide d’acquistare un appartamento presso il comprensorio Dream Palace, ignara delle problematiche strutturali di quelle abitazioni. Nella sua casa dai rubinetti l’acqua esce rugginosa. Decide così di partecipare alle riunioni con gli altri condomini, con i quali sussisteranno degli alterchi molto violenti. Film di grande tensione sociale. Notevole la scena in cui lei, ormai sfinita, viene ripresa mentre si lava vestita sotto il getto dell’acqua arrugginita della doccia. Da vedere.
Ma veniamo ora alla pellicola capolavoro della serata, ossia al film postumo dell’amato e compianto regista Kim ki-duk, scomparso a Riga, in Lettonia, l’11 dicembre del 2020, a seguito di complicanze legate al covid. Il film “Call of God”, girato tra la Lettonia, l’Estonia ed il Kirghizstan, è prodotto dalla medesima eccellente producer Tatjana Mühlbayer che abbiamo avuto il privilegio d’incontrare presso l’ultima edizione del Kustendorf-filmandmusicfestival, www.kustendorf-filmandmusicfestival.org/2023/, dove era intenta a presentare in anteprima, insieme al producer estone Artur Weeber, il Documentario dal titolo L’Enfant Terrible, proprio dedicato alla memoria del Grande Maestro coreano.
Ma veniamo al film “Call of God”. Intanto rimarchiamo che è girato in lingua russa ed in esordio c’è una finezza visiva che il pubblico italiano potrebbe non aver colto. La protagonista femminile di notte mentre dorme, così come recita il titolo, riceve una telefonata da Dio. Ed in effetti sul display dello smartphone in uso, appare il nome Бог(Bogh) che significa Dio. Da qui si dipana la trama surreale della pellicola, realizzata quasi interamente in bianco e nero. La ragazza scivola in un sonno profondo e sogna…Dio al telefono l’avverte che tutto ciò che le appare in sogno accadrà il giorno successivo nell’esistenza reale e che se vuole fermarsi, deve assolutamente svegliarsi, farsi una doccia fredda e non riaddormentarsi. Ma la ragazza, nonostante il tormentato sogno, dormirà fino al mattino, quando ormai anche la strada nella vita terrena risulterà irrimediabilmente segnata.
Lei sogna d’incontrare un giovane brillante scrittore che si rivelerà donnaiolo, mentre lei di una gelosia ossessiva. L’amore tra i due si trasformerà in uno stato di prigionia vicendevole dai risvolti molto drammatici che lasceranno solo un indefinito varco alla speranza. Superlativa la fotografia del medesimo Kim ki-duk. Bravi gli attori protagonisti di cui segnaliamo i nomi: Abylai Maratov e Xhanel Sergazina. Molto suggestivi anche i paesaggi ritratti. Un film che certamente riflette i tormenti interiori del Maestro coreano, assurgendo a testamento del medesimo.
La serata è poi è poi proseguita con la proiezione del film “The Anchor”(Sud Corea, 2022) della regista Jeong Ji-yeon la quale firma una pellicola onirica con le caratteristiche della narrazione thriller. In effetti nella trama Se-ra, la protagonista, conduttrice di un notiziario TV, riceve una strana telefonata da una donna che le chiede d’indagare sulla sua imminente morte. Ma la vicenda si rivelerà più complessa, densa di sfumature psicologiche da scandagliare attentamente.
Il Korean day è stata una giornata densa di vibrazioni artistiche. Le pellicole proiettate sono state tutte notevoli, ma è sulle strade del Sogno, tanto gradite al Maestro Kim ki-duk, che ci siamo accomiatati e chissà che Бог/Dio, una di queste notti, non contatti telefonicamente anche noi per offrirci un cenno sul futuro in questa esistenza così complicata di cui i cineasti coreani sanno bene rappresentare la Bellezza e l’Orrore.
Romina De Simone