Ieri sera ha avuto ufficialmente inizio la 13°edizione del Kustendorf con una cerimonia calda ed accogliente, di quelle balsamiche per il cuore assetato di Bellezza, scevra da sfumature snob.
Un Emir Kusturica denso d’energia ha aperto l’attuale edizione del festival alla presenza del Ministro della Cultura e dell’Informazione della Repubblica di Serbia Vladan Vukosavljevic, il quale considera il festival di Kustendorf una sorta di Olimpiadi della cultura, in quanto vi si recano ospiti internazionali di qualità, il nostro amatissimo Paolo Virzì che ha subito conquistato il pubblico con la sua solare immediatezza, Michel Amathieu, affermatissimo direttore della fotografia, il regista brasiliano Karim Ainouz, i quali si sono resi disponibili ad una pièce del Professore.
In effetti, il simbolo del festival odierno è un gatto, un gatto materialmente costruito dal colore inizialmente nero che il buon Emir, per scongiurare ogni forma di superstizione, con l’uso di pennelli e vera e propria vernice bianca, ha iniziato a dipingere insieme ai citati importanti artisti. Da notare che Virzì ha raffigurato una famiglia, sebbene il tutto sia stato completamente coperto dal bianco, con un sotterraneo riferimento al suo celebre film “Gatto Nero, Gatto Bianco”(1998).
Da sottolineare che le cerimonie d’inaugurazione al festival presentano costantemente uno stile peculiare, lontano da ogni conformismo, a rimarcare l’estraneità di questa manifestazione rispetto ad un mondo artistico altezzoso. Qui si viene letteralmente per assorbire e fare “Kultura”.
A seguire dell’allegra cerimonia d’esordio, la proiezione di un film veramente significativo intitolato “Invisible Life”, che trae ispirazione da un altrettanto tagliente romanzo dal titolo italiano La vita invisibile di Euridice Gusmao della scrittrice Martha Betalla, edito in Italia da Feltrinelli. Pellicola molto intensa che ha ipnotizzato il pubblico. A seguire il workshop con il regista brasiliano Karim Ainouz che ha sottolineato, a proposito del film, come in Brasile la società rigurgiti ancora strutture familiari molto patriarcali e come il cinema sudamericano in genere rifletta il carattere appassionato di quei luoghi.
Finalmente abbiamo festeggiato il nuovo anno, secondo il calendario giuliano in uso dalla Chiesa ortodossa, assaporando del vino rosso riscaldato sulla brace scoppiettante addolcito dall’ulteriore aggiunta di zucchero, ballando danze tradizionali sotto il brillio dei fuochi d’artificio che hanno scintillato al di sopra della Cappella dedicata a San Sava. E’stato un momento piacevole sull’augurio vicendevole “Srecna Nova Godina”(Buon Nuovo Anno).
La serata si è conclusa con l’esibizione della rockband russa “The Hatters”e sorseggiando altra grappa per gli ospiti che qui restano svegli fino all’incedere dell’alba.
Romina De Simone