Home Cronaca Cronaca Genova

La cronaca dell’interrogatorio di Toti: 167 domande, ma sul Covid solo una

Governatore ligure Giovanni Toti (foto di repertorio)

Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo il primo articolo del quotidiano Il Giornale del Piemonte e della Liguria a firma Diego Pistacchi, che attraverso la cronaca dell’interrogatorio di Giovanni Toti spiega bene la campagna di certa stampa e il quadro del caso politico-giudiziario in cui è stato coinvolto il governatore ligure, messo agli arresti domiciliari per corruzione elettorale martedì 7 maggio, a un mese dalle elezioni europee e amministrative.

“L’interrogatorio di Giovanni Toti di fatto manda al macero tonnellate di carta usata in queste settimane per articoli che hanno spaziato sui capi di accusa più disparati. In 8 ore e 10 minuti netti di interrogatorio (più un’altra ora di rilettura e verbalizzazione) sono state rivolte esattamente 167 domande, alcune approfondite con richieste di precisazioni e riempite 27 pagine di verbale.

I numeri sono nettissimi. I pm hanno rivolto a Toti appena 12 domande sugli incontri con la comunità riesina per ottenere un sostegno elettorale. Il governatore ha risposto sempre confermando di aver incontrato i «fratelli Testa», che peraltro non risultano indagati o coinvolti in processi di mafia ed erano i rappresentanti ufficiali di associazioni e gruppi facebook della comunità, solo due volte, probabilmente tre, perché gli erano stati «segnalati dagli onorevoli Sorte e Benigni». E di aver chiesto voti ma anche di aver pagato la cena con i fondi del partito:«Escludo che abbiano pagato i fratelli Testa».

Mai i pm contestano il fatto che ci siano connessioni con la mafia di cui tanto si è favoleggiato sui giornali, nonostante questa accusa non venga avanzata dalla Procura. Che smette subito di approfondire. Poi fa una sola domanda sul Covid. Una sola. Toti risponde: «Escludo che Alisa abbia trasmesso dati non veritieri». Stop, non se ne parla più, i magistrati voltano pagina. Anzi voltano le decine di pagine scritte dai giornali sul presunto «filone della truffa dei vaccini». Una rapida domanda e via.

Anche la questione della spiaggia di Varazze che Spinelli voleva per rendere più appetibile il complesso di Punta dell’Olmo, tutto sommato fila via abbastanza rapida. In tutto 22 domande e relative risposte in cui vengono lette a Toti le intercettazioni che i pm interpretano come un tentativo di pressione per dare la concessione all’imprenditore di un tratto di arenile libero. Toti ovviamente non nega le telefonate, ma le spiega e le inserisce nel solco di quella visione politica di cui parla nella memoria difensiva lasciata ai magistrati, che sottolinea come l’intervento del privato, se porta sviluppo e ricchezza e non è in contrasto con la legge, deve trovare l’appoggio della pubblica amministrazione.
«Intendevo dire che, sempre che la normativa lo avesse consentito, sarebbe stato bene anche secondo il nostro indirizzo politico, venire incontro alle richieste di Spinelli».

In questo solco, tutte le risposte di Toti, spiegano il perché della telefonata a Alessandro Bozzano («Era la persona che mi poteva dare meglio il quadro complessivo, era stato sindaco di Varazze, ed era consigliere regionale di quel territorio»). E il perché abbia chiesto di verificare con gli uffici tutte le possibili strade, compresa quella ipotizzata al telefono. Alla fine però, tutto finisce in nulla. E Toti sottolinea: «Dopo il mio arresto ho appreso dai giornali che la riunione si è chiusa con esito negativo». Non era possibile dare la concessione, gli uffici non l’hanno data.

Ma per i pubblici ministeri il fulcro dell’impianto accusatorio è evidentemente uno. Ed è legato al Porto di Genova, ai rapporti con Aldo Spinelli. Tutte le domande dalla 35° all’ultima, la 167°, vertono su questo. Ad eccezione di una breve parentesi (domande dalla 115 alla 129) su Esselunga e gli spot su Primocanale. Poi di nuovo a capofitto sui finanziamenti ricevuti e sui presunti favori fatti all’imprenditore in cambio dei contributi elettorali.

L’interrogatorio registra tre pause di circa un quarto d’ora l’una. Ma dalle 17.14 in poi viene portato avanti tutto d’un fiato. Toti non nega mai di aver chiesto finanziamenti elettorali a Spinelli né di averli ricevuti. Anzi, aggiunge: «Probabilmente li ho chiesti anche prima», rispetto alla data che annotano i pm. Così come non nega le richieste dell’imprenditore che gli chiedeva di intercedere per le pratiche che gli stavano a cuore. Significativo il momento in cui i magistrati chiedono al governatore perché esorti «Signorini (presidente dell’Autorità Portuale, ndr) prima possibile. Era una pratica urgente?». Toti non fa una piega: «Me lo aveva chiesto Spinelli. È doveroso per la pubblica amministrazione evadere le richieste velocemente e la soluzione di questa pratica rappresentava una frazione di un progetto generale».

Ci sono frasi nelle intercettazioni, che la Procura interpreta come prova di corruzione. Ad esempio nell’interrogatorio si ricorda quell’espressione rivolta da Toti a Signorini: «Se riusciamo a farlo entro metà di settembre fa comodo anche a me». Il governatore spiega: «equivaleva a dire di farla il prima possibile. Era meglio anche per me definire entro settembre perché lasciarla aperta avrebbe provocato una tensione tra gli operatori del porto e avrebbe alimentato polemiche giornalistiche per me politicamente negative».

Sono molte le risposte in questo senso. Ogni volta Toti sottolinea come all’interpretazione negativa data dai pm a una frase ne possa corrispondere una, di senso opposto e in grado di spiegare discorsi, ion alcuni casi fatti con «espressioni gergali».

In ogni passaggio, Toti si attiene a quella spiegazione di fondo che riassume nella memoria difensiva depositata al termine dell’interrogatorio. E che si basa su una «visione» politica ben chiara. «Il pensiero liberale, che rappresenta il faro della nostra azione politica, vede, infatti, nell’attività privata non già un fattore egoistico da contrastare ma una risorsa che, lasciata crescere nel rispetto delle regole, rappresenta un valore aggiunto per la collettività quale primario elemento di sviluppo sociale ed economico – spiega Toti -. Nell’ordinanza di custodia cautelare, così come nell’intero impianto accusatorio si analizza solo una limitatissima parte dei rapporti tra amministrazione, Presidente, e mondo del lavoro e delle imprese. E di tale limitatissima parte si fa paradigma per tutto il resto».

Il governatore infatti cita tutti gli incontri sempre avvenuti, oltre che con Spinelli, anche con imprenditori politicamente distanti dalle sue idee. E di essersi sempre adoperato per loro. Di tutti questi non viene mai fatta menzione nelle intercettazioni.

E Toti lo sottolinea:«Per corroborare l’assenza di qualsiasi collegamento tra dazioni di denaro e la mia attenzione politica a temi di pubblico interesse sarebbe sufficiente incrociare la mia agenda con la rendicontazione dei versamenti denunciati. In questo modo apparirà evidente che l’attenzione e l’impegno da me profuso nelle politiche di ascolto e di lecita agevolazione degli investimenti privati è stato totalmente scollegato da ogni contributo ricevuto».

Aiutare il privato a far crescere la Liguria, nell’interesse di tutti. Non solo chi dà contributi. Può apparire incredibile a qualcuno. Anche se dovrebbe essere la norna, il problema è semmai per chi non si comporta così”.