La Giornata Mondiale della Biodiversità si celebra il 22 maggio, il WWF Italia chiede l’istituzione del Garante della Natura
La Giornata Mondiale della Biodiversità si celebra il 22 maggio, una figura di garanzia che sul tema natura possa svolgere funzioni regolatorie, di vigilanza, di controllo e monitoraggio, di accertamento e di risoluzione dei conflitti.
Una Authority che, al pari di quanto avviene già per altri settori sensibili, possa essere portatore di una visione d’insieme e sistemica, e che possa in particolare garantire la coerenza e la tempestività delle azioni rispetto agli obiettivi fissati nella Strategia Nazionale per la Biodiversità, monitorandone l’attuazione nel rispetto delle competenze degli organismi già esistenti e che sia dotato anche del potere di richiamare i soggetti coinvolti nell’attuazione delle misure.
Il WWF, che ha presentato formalmente una petizione al Senato e alla Camera per sostenere la necessità di un’Authority in linea con il nuovo spirito delle norme costituzionali in materia di ambiente, ha già pubblicamente avanzato la richiesta dell’istituzione del Garante per la Natura all’interno della Strategia Nazionale sulla Biodiversità 2030 e adesso chiede ai cittadini di sostenere questa proposta con una mobilitazione popolare che è possibile sottoscrivere all’indirizzo wwf.it/garantenatura.
La Strategia Nazionale sulla Biodiversità dovrà essere implementata da più attori, sia pubblici che privati, che a loro volta si muovono all’interno di un sistema di competenze in capo soprattutto allo Stato e alle Regioni. Questo tipo di governance non responsabilizza i singoli attori per il raggiungimento dell’obiettivo globale, ma permette di ridurre il proprio contributo a relazioni e rapporti periodici senza veramente valutarne l’efficacia.
Per questo è necessaria una figura terza, un Garante che monitori, osservi, relazioni, indichi i ritardi e solleciti le misure da adottare. Una figura, insomma, che abbia una visione d’insieme e non perda di vista l’obiettivo della tutela della natura, che è raggiungibile solo se tutti i soggetti indicati nella Strategia agiscono insieme.
La natura è ormai al collasso: a livello globale, tre quarti delle terre emerse e due terzi dei mari sono stati alterati significativamente dalle attività umane, con oltre un milione di specie a rischio estinzione secondo i dati IPBES. A livello europeo, secondo l’European Environmental Agency l’81% degli habitat tutelati dall’omonima Direttiva si trova in uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole. Questa situazione è confermata anche in Italia: il Comitato per il Capitale Naturale nel suo Quarto Rapporto documenta come lo stato della biodiversità̀ nel nostro Paese risulti essere preoccupante. Basti pensare come si legge nel dossier “La biodiversità in Italia: status e minacce” che il 52% delle specie animali tutelate dalla Direttiva Habitat presenta uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole: dato che sale al 64% per gli anfibi e l’80% per i pesci.
In questo contesto, la Strategia Nazionale sulla Biodiversità 2020 ha fallito gli obiettivi prefissati per lo scorso decennio, soprattutto in relazione al raggiungimento dello stato di conservazione soddisfacente per gli habitat e le specie di interesse comunitario.
Come già denunciato dal WWF nel 2021 nel report “Valore Natura. Rigenerare il capitale naturale per il futuro delle persone e del Pianeta”, la conseguenza è una catastrofica perdita di biodiversità che non solo distrugge la rete di sistemi naturali che consente la vita sul pianeta, ma amplifica ulteriormente la crisi climatica.
Tutto questo, in un Paese come l’Italia, produce inoltre conseguenze socioeconomiche ben più gravi che in altri Paesi, dal momento che la natura è alla base della bellezza su cui si basa l’offerta turistica ed è il fondamento della nostra filiera agroalimentare, caratterizzata da qualità ed identità. Valore da poco richiamato anche dalla recente riforma costituzionale, che ha inserito all’articolo 9 la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi generali della Costituzione in capo alla Repubblica, e quindi non solo allo Stato, e all’articolo 41 la tutela ambientale quale limite alla libera attività economica.
Proprio in questi giorni si sta ultimando la nuova Strategia Nazionale per la Biodiversità che dovrà avere obiettivi ancor più ambiziosi, concreti e misurabili di quella precedente, in linea con la Strategia dell’Unione Europea sulla Biodiversità per il 2030. Per raggiungerli è però essenziale un sistema di governance che nella formulazione attuale appare decisamente debole e frammentato.
L’Istituzione del Garante per la Natura è dunque assolutamente coerente con la transizione ecologica e con la riforma costituzionale appena approvata, anzi dovrebbe rappresentarne il primo passo attuativo, in attesa di un riordino normativo che dopo il codice dell’ambiente possa sfociare in un vero e proprio codice per la natura che riorganizzi ed armonizzi una pluralità di norme sparse in varie disposizioni settoriali (come ad esempio quelle su paesaggio, acque, caccia, aree protette, difesa del suolo).