I prodotti agroalimentari locali come volano per il rilancio del turismo e delle nostre vallate
Dei prodotti locali non si parla quasi più. Eppure, rappresentano non solo la memoria e l’identità di un territorio, ma anche il sapore e il profumo che attira il turista di ieri e di oggi (quello digitale), ad una indimenticabile food experience. Soprattutto in un’epoca in cui, alle città d’arte, le persone preferiscono la memoria del palato e, dopo la pandemia, l’aria buona del verde di campagna o del blu del mare.
Onore, quindi, ai nostri produttori spesso dimenticati, vera e propria punta di lancia di una campagna per un turismo intelligente e di qualità, capace di promuovere i colori ed i sapori della nostra terra. Eccellenze che meriterebbero di essere meglio valorizzate attraverso progetti specifici di rete che mettano a sistema, da un lato, la comunicazione e la promozione dei prodotti e delle aziende; dall’altro, un ascolto puntuale delle necessità e delle aspettative dei produttori. La soppressione delle Comunità montane e della Provincia di Genova – gli enti più vicini ai bisogni dell’entroterra e capaci di farsi portavoce, in Regione, delle diverse richieste – hanno infatti lasciato un vuoto difficile da colmare con la sola presenza degli Enti Parco.
Sul fronte dei contributi, poi, sarebbe auspicabile una riduzione della contribuzione “a pioggia”, unita ad una maggior oculatezza e a maggiori controlli sui fondi erogati e su come questi vengono spesi, incentivando la creazione di aziende che siano realmente condotte da giovani.
Discorso a parte merita poi il settore del biologico, che andrebbe aiutato a crescere: da prendere a modello è l’esempio virtuoso della Val di Vara che, con lo slogan “la valle del biologico”, in questi anni ha impresso un crescente impulso al settore turistico delle aziende agricole e degli agriturismi.
D’altra parte, se ci guardiamo attorno, le eccellenze da promuovere e valorizzare sono tantissime, da Ventimiglia a Sarzana, passando per le due riviere e le vallate. Si va dalla star per eccellenza, il basilico, che i produttori di Pra’ trasformano in un pesto che si aggiudica il Superior Taste Award – riconoscimento tra i più prestigiosi al mondo, nel settore alimentare – alla focaccia al formaggio di Recco, dal 2012 prodotto IGP italiano.
Ma ogni valle del genovesato produce, in realtà, eccellenze alimentari. Basti pensare, tra i formaggi, al Sansté tipico della Val d’Aveto, o a “U Cabannin” prodotto dal latte di sole vacche razza cabannina allevate dalle piccole aziende locali.
Sempre nel levante genovese un’altra eccellenza è rappresentata dalla coltivazione del nocciolo nelle valliSturla, Fontanabuona, Graveglia e bassa Val d’Aveto. Non si tratta certo di una coltivazione intensiva, semmai di una produzione di nicchia, da valorizzare e sostenere per l’importanza che la Nocciola MistoChiavari rappresenta dal punto di vista della biodiversità biologica, tanto da avere attirato anche l’interesse di Slow Food.
Tra i meravigliosi sapori dell’entroterra, non possiamo non citare la mostardella di Vobbia e le rose della Valle Scrivia, la cui coltivazione, oltre a generare un prodotto di eccellenza – lo sciroppo di rose – contribuisce, insieme alla Birra di Savignone, a far sì che il ricordo della valle non si riduca alle sole raffinerie. A Torriglia, e in alta Val Trebbia, l’attività di produzione del Canestrelletto di Torriglia, protetto dal PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale italiano), è merito di sette produttori che seguono con cura le indicazioni della ricetta tradizionale, mentre la Valpolcevera va ricordata per una prelibatezza: i corzetti – un tipo di pasta ligure conosciuta ormai in tutto il mondo – che, insieme a quelli prodotti nel Levante, sono stati anche riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali come prodotti agroalimentari tradizionali liguri.
Ma ancora non è finita. Tornando a levante il pregiato Scimiscià del Golfo del Tigullio, un vino DOP dal profumo inconfondibile, le acciughe della Cooperativa di Camogli e ancora, ma l’elenco è certo incompleto e si limita alla provincia di Genova, l’olio evo della Riviera di Levante, un olio extravergine d’oliva Riviera Ligure DOP ottenuto dai frutti dell’olivo delle varietà Taggiasca, Pignola Lavagnina, Razzola e cultivar locali autoctone.