La pianta dell’alloro nella storia, dai Greci ai Romani. La metamorfosi di Ovidio.
L’alloro, pianta sempre verde, è legato al concetto d’immortalità. Con i rami di questo arbusto si coronano i vincitori dei giochi e gli eroi, i cantori e i poeti, i condottieri e i saggi.
Perché questa pianta ha tutte queste facoltà e virtù?
Nel mito si racconta che Dafne, la bellissima ninfa figlia del dio-fiume Peneo, viene trasformata dal padre, in una pianta di alloro per sottrarla alle ossessive lusinghe del dio Apollo che la vuole tutta per sé, ma per una vendetta del dio Cupido, è sempre respinto.
La divinità vedendo la metamorfosi di Dafne, deve rinunciare al corteggiamento e decide di rendere sacra la pianta. Con il tempo Apollo, per omaggiare Dafne orna la sua chioma, la cetra e la faretra con le foglie d’alloro e decide che d’ora in poi sarebbero stati incoronati i vincitori e i condottieri.
Così l’alloro, nel tempo, ha sempre avuto il significato di purezza fisica e spirituale: le vestali, pure nel corpo e nello spirito, erano coronate d’alloro. Nella tradizione romana è soprattutto simbolo di vittoria e di trionfo delle imprese militari e della pace che ne deriva.
La personificazione della vittoria porge, appunto, una corona d’alloro. Il legame con la musica, la poesia e la vittoria si è mantenuto pressoché intatto nel corso dei secoli. Ed è con questo valore che rami e corone d’alloro si trovano abbondantemente nelle tombe di rappresentanti o protettori delle arti e sui monumenti funebri di condottieri e di uomini politici lungo tutto il XIX secolo. ABov