Contraccolpi da lockdown anche per Sardenaira ligure e Focaccia di Recco IGP
Periodo amaro per la pizza Margherita che “festeggia” la sue 131 primavere con le vendite praticamente dimezzate in tutto il Paese a causa del Coronavirus, che sta facendo sentire gli effetti pure in questa prima fase di riapertura. Anche la “cugina” ligure, Sardenaira, e la Focaccia di Recco IGP hanno risentito del lockdown, ma la tipicità di queste produzioni locali richiama, ogni anno, un gran numero di consumatori attratti dalla qualità delle materie prime utilizzate e dalla storia culinaria che rappresentano.
E’ quanto afferma Coldiretti Liguria nel giorno in cui si celebra la nascita di uno dei simboli della cucina italiana nel mondo. Se al giugno del 1889 risale una lettera che sancisce la nascita della classica pizza Margherita napoletana (condita con pomodoro, mozzarella di latte vaccino, basilico fresco, sale ed olio), ancora più indietro nel tempo, però, bisogna spostarsi per le invenzioni liguri, con la Sardenaira che risale, secondo una tradizione, alla fine del Quattrocento, chiamata allora “pizza d’Andrea” in onore l’ammiraglio Andrea Doria, (versione poi aggiornata alla fine del Cinquecento in quella attuale, che comprende pomodoro, aglio, olive taggiasche, cipolle, e acciughe) mentre la focaccia di Recco si è affermata dal 1800 in poi. Da quando è nata la pizza, in tutte le sue derivazioni regionali, è stata considerata un tesoro del Made in Italy e un simbolo del successo della dieta mediterranea nel mondo, tanto che l’Unesco ha proclamato nel 2017 l’arte dei pizzaioli patrimonio immateriale dell’umanità.
La colonna portante di un sistema economico che la pandemia ha messo però in gravissime difficoltà.
“Nel periodo pre-Covid 19 a livello nazionale – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – si sfornavano circa 8 milioni di pizze ottenute grazie all’utilizzo di 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. La chiusura forzata dei locali ha avuto perciò un impatto devastante non solo sulle imprese e sull’occupazione ma anche sull’intero sistema agroalimentare, con le imprese agricole ed ittiche locali che hanno perso un importante mercato di sbocco delle proprie eccellenze. Anche la ripartenza al momento risulta difficile per l’ancora diffusa diffidenza di chi aspetta per tornare a mangiare fuori, e, anche in Liguria, per assenza totale di turisti stranieri, da sempre tra i più accaniti consumatori di pizza. Comunque sia non bisogna dimenticare che la pizza è un piatto sano e genuino che ritornerà ad occupare un posto di primordine nel consumo soprattutto di pasti fuori casa. Ma perché si rispetti appieno questa tradizione 100% italiana bisogna fare attenzione ad acquistare pizze realizzate con prodotti del territorio, tracciabili e garantiti, sostenendo così allo stesso tempo le imprese agricole ed ittiche locali, che con il loro lavoro sono in grado di fornire ingredienti d’eccellenza per tutte le stagioni”.