Chiavari – Prende avvio sotto il segno dell’arte l’attività culturale del nuovo anno della Società Economica, che presenta “Figure” personale di Mario Rocca. La mostra verrà inaugurata sabato, 15 gennaio, alle 17, nella nuova sala espositiva intitolata a “Gian Francesco Grasso”, in piazza San Giovanni a Chiavari. Pittore, incisore e scenografo ma anche docente e scrittore, Mario Rocca, classe 1951, vive e lavora a Chiavari. Così sottolinea il presidente Francesco Bruzzo: “Siamo lieti di ospitare, nella nuova galleria di piazza San Giovanni, la mostra di Mario Rocca, pittore chiavarese che l’Economica ha sempre considerato una figura artistica particolarmente interessante e vicina, attivo in varie mostre individuali e collettive sin dagli anni Settanta. Ne sono concreta testimonianza un dipinto, inequivocabile traccia del suo temperamento, esposto nella sala della nostra quadreria di via Ravaschieri insieme alle opere di vari colleghi contemporanei e la sua lunga presenza fra i giurati dell’annuale Premio Turio Copello, dedicato agli artisti e agli artigiani del comprensorio”.
La mostra resterà aperta al pubblico sino a domenica 30 gennaio, con il seguente orario: dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 19; sabato e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 17. Ingresso libero, in osservanza delle disposizioni anti Covid previste dalla normativa vigente.
La mostra è corredata da un catalogo, con testo critico di Massimo Cappitti, che scrive:
“Mario Rocca restituisce all’osservatore il movimento stesso della vita, non tanto e non solo inteso spiritualmente, ma anche come materia che si esprime creativamente. Egli porta a evidenza la complessità che contraddistingue il mondo, fitto di relazioni che diversamente si dispongono nello spazio e nel tempo. Movimenti vorticosi attraversano la tela. La vita vi scorre potente; traspare una forza espressiva che si realizza magistralmente nella bellezza dei colori e nella loro pregnanza che deflagra in molteplici sfumature. Colpiscono i corpi ritratti da Rocca, soprattutto nei disegni. Fini nella loro opulenza, essi si muovono animando così la superficie del quadro. Intrecciati tra loro, ne percorrono le diverse vie come se ne volessero sondare la consistenza. Sono corpi che lottano, corpi in tensione, che vivono il tempo dell’attesa e quello dell’evento, dove la prima prepara il secondo, dove il corso del tempo è costellato dal succedersi di istanti che aspirano a comporsi in una nuova situazione. Sono, quindi, corpi che cercano altri corpi in una dimensione collettiva che pare sacrale. Essa consiste nella ripresa di temi che appartengono alla storia della pittura: ad esempio la crocifissione, l’ultima cena, il compianto di Cristo. Nessuna trascendenza però, perché prevale il ritmo della vita, la distruzione e la creazione di forme che si susseguono incessantemente. Dipinge Rocca uomini senza volto, senza un’identità riconoscibile. Potrebbe trattarsi di ciò che resta di un’identità smarrita o della constatazione della impossibilità di raggiungerla. Il viso vuoto di segni sembra, allora, manifestarsi come luogo su cui tracce di senso paiono depositarsi. In questa indistinzione prende forma la bellezza delle tele di Rocca.”
Massimo Cappitti, insegnante e autore di testi critici. Ha pubblicato per Zona editore: “Pensare dal limite”, “Contributi di teoria critica”, “Filosofia dell’unificazione e teoria della soggettività in Hegel e Holderlin”.