Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta dei lavoratori dello spettacolo e della cultura di Genova.
“Siamo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura italiana, riuniti in un Coordinamento nazionale di realtà, collettivi e movimenti autonomi indipendenti, che si riconoscono negli art. 4, 9 e 33 della Costituzione Italiana, nella cultura etica del lavoro, nei suoi doveri e nei suoi diritti.
Ma siamo anche tutte le cittadine e i cittadini che hanno fame di cultura.
Il 19/05/2020 abbiamo inviato il ‘documento emergenza’ alle istituzioni, chiedendo espressamente di essere ricevuti con urgenza entro il 30/05/2020, per discutere su:
• Un reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori e ne tuteli e garantisca l’esistenza, salvaguardando i rapporti di lavoro in atto, anche attraverso incontri politici e tecnici, quindi alla presenza di ministeri e Inps;
• Un tavolo di confronto tecnico-istituzionale immediato sulla riapertura, fra lavoratrici, lavoratori, sindacati, Governo e istituzioni, che abbia come priorità: salute per lavoratori, lavoratrici e pubblico; protocolli di sicurezza; finanziamenti pubblici; strumenti di riforma, sia per la ripartenza in presenza, che per una virtualità sostenibile e democratica.
Non avendo ricevuto risposta, proclamiamo uno stato di agitazione permanente, con manifestazioni unitarie nelle principali piazze italiane.
A Genova il presidio occuperà piazza De Ferrari dalle ore 17 di sabato 30.
Le riaperture dei teatri il 15 giugno, così come sono state concepite, non hanno alcun senso.
Occuperanno un numero bassissimo di operatori cercando di coprire, con eventi spettacolari e pompati dai media, l’impossibilità di riaprire i battenti per la maggior parte delle realtà del settore.
Allo stesso tempo lasceranno senza tutela tutti gli esclusi da questi eventi e scaricheranno su maestranze ed organizzatori privati gli oneri e le delicate responsabilità di controllo sanitario.
Si stima che solo il 15% delle realtà potremmo ripartire e che al massimo il 20% di lavoratrici e lavoratori potrà essere occupato.
Pochi grandi eventi monopolizzeranno l’attenzione mobilitando tutte le risorse pubbliche mentre il tessuto culturale fatto di piccole e medie realtà che fa respirare arte al nostro paese morirà.
Tecnici altamente specializzati resteranno senza lavoro così come attori, danzatori, registi, scenografi, costumisti, truccatori, scrittori e musicisti, sacrificati sull’altare di una riapertura di facciata che serve alla politica per lavarsene le mani.
La Cultura appartiene a tutti, difendiamola insieme.
Emergenza Spettacolo Liguria, Lavoratrici e lavoratori dello Spettacolo Liguria, Attrici e Attori Uniti, Professionisti Spettacolo e Cultura“.