“Sono a commentare l’ignobile episodio riportato dalle cronache”. In un prestigioso liceo classico romano alcuni ragazzi hanno affisso sui muri un elenco in cui, accanto ai nomi di ogni giovanotto, comparivano quelli delle fanciulle che, a suo dire, avevano avuto rapporti e/o manifestazioni sessuali con lui.
Sono vissuta da ragazza in un paese e in un’epoca in cui il controllo con passaparola delle giovani da parte degli zerbinotti era la normalità: per cui confesso che, in un moto subitaneo di rabbia, avrei esortato le ragazze citate a pubblicare una seconda lista con i voti attribuiti alle prestazioni di ciascun giovanotto nonché la menzione (oh l’italiota spauracchio…) delle sue “misure”.
ll recuperato buon senso mi ha portato a riflettere ancora una volta su come sia urgente promuovere un’efficace educazione sentimentalsessuale dei giovani, in particolare dei maschi, sui quali pesa un iniziale punto di svantaggio (oltre al retaggio diseducativo spesso trasmesso dagli stessi padri). L’impulso sessuale in loro si manifesta prima dello sviluppo emotivo e della capacità di introitare i rudimenti di un corretto comportamento sentimentale e dell’universo femminile.
Vedo con dispiacere che neppure i migliori psicologi, educatori, formatori, per non parlare dei genitori (i grandi assenti del secolo) paiono rendersene conto.
Negli ormai frequenti episodi di diseducazione (diffusione di filmati intimi di coppia, prostituzione minorile, stupri ecc. ecc.), per usare un eufemismo, si analizzano esclusivamente i perché e le tragedie dei comportamenti femminili, senza spendere una parola, dicasi una, di condanna verso maschi, a volte tutt’altro che adolescenti, che diffondono sul web la propria vita intima, che usano e pagano giovani corpi senza scrupolo alcuno.
Purtroppo la doppia morale persiste ed è tuttora imperante: l’uomo è cacciatore di trofei da esibire, la donna vale se esercita l’arte di respingere.
Fatemi sognare: vorrei che le mie nipoti potessero vivere in un mondo in cui anche i maschi fossero educati, fin dalla più giovane età, a comprendere che chi mette in piazza la propria vita intima pensando di esibire doti di maschio alfa, non solo non rispetta e disprezza la partner (che comunque rischia un po’ più di lui malattie e gravidanze), ma non rispetta neppure se stesso, degradando uno degli aspetti che, se vissuti qualitativamente insieme nell’ambito dei sentimenti, sono tra i più belli e significativi dell’esistenza. ELISA PRATO