Legambiente e il progetto di “strada bianca” dalla Val di Vara alle Cinque Terre, tra il paese di Quaratica e Vernazza
Legambiente e il progetto di “strada bianca” dalla Val di Vara alle Cinque Terre, il progetto di massima, elaborato dal Comune di Riccò del Golfo, è stato finanziato per la progettazione esecutiva (233.000 euro) mentre l’eventuale finanziamento per la realizzazione dovrebbe aggirarsi sui 3 milioni e mezzo di euro.
Abbiamo trovato parecchie incongruenze tra quanto riportato nella Relazione Tecnica e la realtà dei fatti. Si parla di “ripristino della viabilità esistente”, ma l’intero tracciato (lungo 4,6 km) coincide attualmente con sentieri pedonali, per cui i previsti interventi “di messa in sicurezza mediante sistemazione di piccoli movimenti franosi localizzati, la regimazione delle acque superficiali, accompagnata dal taglio della vegetazione” dovranno avvenire per forza di cose a valle dell’intervento delle ruspe a spianare la strada; che in quanto tale sarà del tutto “nuova” proprio perché inesistente.
Si parla anche di “ripristino e/o nuova realizzazione di muri in pietrame” ma nelle “sezioni tipo” del progetto sono disegnati muri in calcestruzzo a monte e a valle della strada. Fosse solo quindi per questi aspetti ci si trova ben lontani dall’obiettivo dichiarato di “impatto zero”.
Il progetto va infatti ad alterare irrimediabilmente la rete sentieristica esistente, interessando anche per un lungo tratto (1,3 km) l’Alta Via delle 5 Terre (detto anche Sentiero n°1), il percorso di crinale di eccezionale interesse paesaggistico e naturalistico. Ancora più impattante il risultato sul tratto interno alla Val di Vara (dalla Sella del Marvede a Quaratica) che interessa totalmente uno stretto sentiero a fondo naturale ancora vergine, ampliamento che come detto necessiterà di spianamento e scavo ad opera di mezzi meccanici.
In un territorio caratterizzato da versanti molto ripidi tale operazione (che il progetto giustifica come “messa in sicurezza”) potrebbe invece avere l’esito di destabilizzare le montagne attraversate.
A conferma del potenziale impatto sulla componente paesaggistica e naturalistica vi è inoltre il fatto che per un tratto considerevole (2 km), e geomorfologicamente molto delicato, il percorso interessa la Zona Speciale di Conservazione “Portovenere – Riomaggiore – S. Benedetto” (in un’area tra l’altro densissima di emergenze carsiche); mentre per un tratto di 1,25 km si svolge all’interno del Parco Nazionale delle 5 Terre.
In merito agli obiettivi del progetto Legambiente ritiene: che il progetto vada a danneggiare la rete sentieristica, che abbisogna al contrario di continua e “leggera” manutenzione; che il recupero dell’agricoltura purtroppo segni il passo anche nelle zone attualmente raggiunte da strade carreggiabili; che la gestione del patrimonio boschivo debba passare attraverso opportuni Piani forestali, i quali, in particolare nelle ZSC e nei Parchi, devono avere finalità prevalentemente naturalistiche ed ecologiche (ovvero finalizzate al raggiungimento di habitat capaci di automantenersi nel tempo, concorrere alla ricchezza in biodiversità e contenere il rischio idrogeologico).