Si è conclusa ieri, la prima edizione di “Percorsi”, ciclo di incontri ideato e organizzato dal Comune di Santo Stefano di Magra in collaborazione con AD eventi
Un festival che ha tenuto compagnia a molte persone in queste fresche serate di fine agosto, sia nella suggestiva Piazza della Pace, teatro della rassegna, sia nelle abitazioni private. In tempo di Covid, in cui il pubblico presente non poteva che essere fortemente contenuto rispetto alle richieste, le dirette Facebook trasmesse ad ogni incontro sono state infatti molto seguite da casa (oltre 1500 collegamenti a serata). Un vero successo per una rassegna appena nata, complice l’autorevolezza dei relatori coinvolti e la bontà del tema proposto: riflessioni e approfondimenti su temi di attualità.
Dopo Paolo Mieli, Pietro Bartolo e Marco Aime, “Percorsi” ha chiuso con un doppio appuntamento: quello delle 18.30 con Anna Oliverio Ferraris, slittato di un giorno a causa dell’allerta meteo, e quello delle 21.30 con Gad Lerner.
Oliverio Ferraris, accademica di lungo corso e psicologa, intervistata da Federico Simonelli, giornalista di Rai Tre, nel suo lungo intervento ha sviscerato molti aspetti relativi alle “parole nell’educazione”: dalla pervasività dei mezzi di comunicazione, ancora più evidente nei mesi di lockdown, all’annosa questione che riguarda molti neogenitori: il ruolo diseducativo della tv e spesso, benché più interattivi, dei dispositivi di vario genere che, a detta dell’autorevole ospite, non potranno mai sostituire la bontà di un buon libro sfogliato insieme a un adulto. «È stato dimostrato che i bambini molto esposti alla tv nei primi tre anni di vita – ha affermato Ferraris – hanno spesso un ritardo del linguaggio. La televisione li zittisce non li sollecita, perché non fanno un esercizio attivo.» Non poteva mancare una riflessione sulla didattica a distanza: «Pone parecchi problemi, anche se sicuramente è meglio di niente. È difficile con un pc mantenere alta l’attenzione, manca il clima della classe. Spesso non si tiene conto che i bambini vanno a scuola per stare insieme agli amici, stimolanti anche dal punto di vista dell’apprendimento. Oggi il rischio che i più piccoli vengano assorbiti dalla tecnologia è reale: il cosiddetto fenomeno giapponese dell’Hikikomori, dimostra come giovani abituati a stare di fronte a un computer abbiano difficoltà a relazionarsi con persone in carne e ossa.»
Infine un augurio in vista dell’imminente riapertura delle scuole: «Mi auguro che la scelta sia sempre la scuola in presenza, magari all’aperto, quando e dove possibile, perché stimola la didattica attiva, molto più efficace di quella passiva. Nella scuola italiana c’è bisogno di innovazione. In Italia abbiamo delle punte di eccellenza come il Centro Malaguzzi di Reggio Emilia o L’asilo nel bosco di Bolzano. Siamo geniali a livello individuale ma meno a livello collettivo.»
A chiudere la rassegna santostefanese che quest’anno ha insistito sul valore delle parole, il giornalista e saggista Gad Lerner che, intervistato da Marco Ferrari, collega spezzino, si è detto reduce dal tour di promozione del suo ultimo libro “Noi, partigiani. Memoriale della Resistenza italiana”, scritto a quattro mani con Laura Gnocchi per Feltrinelli e già all’ottava ristampa. «Al di là del credo politico – ha dichiarato Lerner – ai partigiani deve andare tutta la riconoscenza degli italiani per aver contribuito alla nascita della democrazia e della costituzione che ne è alla base. Hanno avuto la saggezza e lo sguardo lungo di capire le scelte che hanno compiuto allora, scelte per niente scontate. Il mio libro è solo il primo passo verso un obiettivo più alto: realizzare un grande memoriale nazionale per i partigiani a cui stiamo lavorando con Anpi, che ci ricordi che la democrazia non è scontata in eterno.»
L’intervento di Lerner ha affrontato molte “parole di informazione”: dalla libertà di stampa in cui l’Italia si colloca al 43° posto nella classifica mondiale, agli ultimi tragici eventi in Libano, Paese natale dell’ex firma di Repubblica, alla recente morte per digiuno dell’avvocata turca Timtik, fino al tema della proletarizzazione del giornalismo: «Oggi la maggior parte delle informazioni presenti sui giornali sono elaborate da liberi professionisti, lavoratori autonomi subordinati, ricattabili, precari, che lavorano con un tariffario da 5 – 15 euro a pezzo, senza ferie, né malattia. Questo indebolirsi della categoria, non riguarda solo la sorte dei giornalisti ma tutti. Una democrazia senza informazione di qualità è una democrazia mutilata, ma l’informazione non può essere garantita dall’azienda privata di turno, ma da contributi pubblici. La qualità del giornalismo richiederà uno sforzo collettivo.»
“Percorsi” dà appuntamento al prossimo anno con un nuovo tema, quello delle “relazioni” sia tra persone che tra Paesi del mondo, affrontato anche questa volta da grandi nomi del panorama culturale italiano.