C’ è la crisi dei semiconduttori, l’Europa lascia Taiwan e pianifica un investimento da 50 miliardi di euro.
L’Europa, oggi 8 febbraio, annuncia un maxi-piano da 50 miliardi di euro per intensificare la produzione di semiconduttori in Europa dal 10% al 20% entro il 2030.
Perché queste scelte e questi cospicui investimenti? Esiste un concreto e tangibile sbilanciamento fra una domanda di semiconduttori sempre più elevata e un’offerta che non riesce più a dare o meglio a consegnare il prodotto richiesto. Attualmente sono i paesi asiatici a dominare la classifica dei produttori mondiali dei chip; in particolare, Taiwan che grazie a TSMC – Taiwan Semiconductor Manufacturing Company- controlla il 51% del mercato globale.
Come funziona e cosa prevede questo progetto per produrre semiconduttori? Si chiedono gli utenti come i costruttori di auto.
Il disegno di legge sui microchip – Chips Act – che la Commissione presenterà secondo una bozza di cui intende perseguire l’autonomia strategica nel settore, limitando la dipendenza dai Paesi terzi con la creazione di maxi-centri in Unione europea. Le nuove regole consentiranno anche di imporre controlli all’export, sulla scia di quanto fatto per i vaccini. Leggiamo e riportiamo da agenzia stampa le dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
«Il fabbisogno di microchip raddoppierà nel prossimo decennio ̶ ha detto qualche giorno fa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. ̶ Entro il 2030, il 20% della produzione mondiale di microchip dovrebbe essere qui in Europa, il doppio di oggi in un mercato destinato a raddoppiare nel prossimo decennio; quindi significa quadruplicare la produzione europea odierna ̶ ha spiegato von der Leyen, spiegando che i fondi pubblici stanziati per i chip ̶ saranno più che compensati da investimenti privati. Le aziende europee nel campo dei semiconduttori stanno ora investendo circa 6 miliardi di euro all’anno».
Nel maxi-piano sono previsti 12 miliardi di euro di fondi pubblici; sei dal bilancio comunitario e sei dai governi nazionali per la ricerca e sviluppo di semiconduttori sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico. Poi vanno sommati oltre 30 miliardi di euro di investimenti pubblici già previsti dai governi; sostenuti dal Recovery Fund, dal programma Horizon Europe e dai bilanci degli Stati; mentre è allo studio un fondo da 5 miliardi di euro dedicato alle startup.
Novità anche nelle regole sugli aiuti di Stato, adeguate per essere più flessibili, a sostegno delle imprese europee e della creazione di grandi impianti di produzione di semiconduttori denominati Mega Fab. Il Chips Act comprende raccomandazioni per introdurre alcune salvaguardie nel caso di gravi crisi nella catene globali di approvvigionamento.
Anticipando il provvedimento europeo, nei giorni scorsi, il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton ha indicato come possibile modello il Defense Production Act americano; che conferisce poteri di emergenza al governo per dare priorità alle necessità industriali del Paese. ABov