Tutti gli organismi scientifici marini avvertono da tempo, inascoltati, che il mar Mediterraneo sta morendo per inquinamento, plastica ma anche per troppa pesca, con il 75% delle specie animali in netta riduzione ed il 25% in via di estinzione; come dimostra l’incremento delle meduse non se la passa meglio il mar Ligure, che si trova nel tanto declamato Santuario dei Cetacei in cui però, dalla sua istituzione, non è stata applicata nessuna ulteriore tutela, né dei cetacei né degli altri animali marini, rispetto alle scarsissime vigenti ovunque.
In queste condizioni tragiche è attiva l’iniziativa della Regione Liguria di approvare un protocollo d’intesa che permetta la pesca sportiva anche nei porti di Genova, Savona-Vado e La Spezia; se una persona pesca un pesce è forse trascurabile ma se lo fanno i 160.000 pescatori censiti in Liguria no.
La Protezione Animali savonese sottolinea che già si può pescare per “ricreazione” ovunque, ad esclusione di solo piccole zone delle microscopiche aree marine protette (come Bergeggi e Portofino) e d’estate durante il giorno dalle spiagge; farlo anche nei porti elimina le poche aree dove diverse specie potevano rifugiarsi e riprodursi per poi ripopolare il mare aperto; e, malgrado le limitazioni che l’assessore competente dice di aver inserito nel protocollo, non potrà non confliggere con le intense attività che si svolgono nei porti, con inevitabile aumento dei rischi per i operatori ed i pescatori stessi; senza dimenticare infine il pericolo che i pesci siano pescati in acque inquinate e siano inoltre venduti illecitamente a ristoranti compiacenti.