È ormai un dato di fatto con l’aumento dei livelli di smog, e in campagna, dove la natura è in tilt con fioriture anticipate in molte regioni d’Italia
Anche la Liguria si inizia a colorare soprattutto di mimosa, con la fioritura avanti di almeno una settimana sul ciclo naturale e in anticipo di ben 40 giorni rispetto all’appuntamento della festa della donna. Il rischio, ora, è che il ritorno del freddo comprometta l’annata del settore che fornisce il 90%della produzione italiana di questo fiore.
È quanto afferma Coldiretti Liguria a seguito del monitoraggio sugli effetti dal meteo, estremamente mite, registrato in molte regioni d’Italia, con temperature massime fuori dalla norma stagionale e carenza significativa di precipitazioni. Una situazione che smentisce addirittura i proverbi sui giorni della merla (29, 30 e 31 gennaio) in cui, secondo la leggenda, si dovrebbero registrare le temperature invernali più basse, e dove invece sono attese giornate quasi primaverili. Ad oggi in Liguria sono già in fiore la ginestra e soprattutto la mimosa, presente specialmente nel ponente ligure, dove circa 1500 aziende la coltivano in modo ecocompatibile sui tipici terrazzamenti. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.
“Il risveglio anticipato di colture tipiche della nostra terra, come la mimosa – affermano il Presidente di Coldiretti LiguriaGianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è un’ulteriore conferma dei cambiamenti climatici in atto che ormai stanno portando, anche nella nostra regione, a sfasamenti stagionali sempre più marcati. La mimosa è una produzione di punta soprattutto del nostro ponente ligure dove questo anticipo di fioritura rischia di essere un pericolo per l’economia delle aziende floricole della zona: al momento la pianta sta risentendo soprattutto del vento, che rischia di rovinarne il fiore e si temono gli ancora possibili bruschi cali della temperatura che potrebbero avere conseguenze gravi sulla produzione e sulla raccolta”.