L’orso polare e il narvalo, un cetaceo con la spada a spirale sul naso, appartenente alla famiglia dei delfinatteri, sono tra le specie minacciate dai cambiamenti climatici, in particolare lo scioglimento dei ghiacci artici. Si sta alterando l’habitat naturale dei ghiacciai e la loro frammentazione in tante lastre galleggianti crea gravissimi problemi di nutrizione degli orsi, simbolo del Polo Nord, e al singolare cetaceo.
Lo conferma un ampio studio del Journal of Experimental Biology, ripreso da The Guardian che comunica l’allarme.
Il problema è simile anche se le due specie sono così diverse. Le loro tecniche di caccia per nutrirsi, sono rese molto più difficili dalla trasformazione delle vaste lastre di ghiaccio stabili dell’Artico in placche piccole e sottili, alla deriva. L’orso polare, spiega lo studio, è biologicamente strutturato per vivere al gelo consumando il meno energia fisica possibile.
Da sempre l’orso ha cacciato le foche, la sua preda preferita, da sole o in branco, aspettando di incontrarle sulla neve o scavando buchi nel ghiaccio per attirarle alla superficie e intrappolarle. Le foche, con il loro grasso, assicurano agli orsi calorie sufficienti alla vita quotidiana senza spendere fatica per cacciare. Il manto di ghiaccio artico dal 1979 a oggi si è ristretto in media del 13% ogni decennio, con il disfacimento della coltre ghiacciata, di conseguenza, per l’orso è necessario nuotare tre o quattro giorni per raggiungere le sue prede. Ciò significa che deve spendere da tre a quattro volte più energia per procurarsi il cibo.
«Di qui alla fine del ventunesimo secolo, se l’umanità non prenderà misure radicali contro lo scioglimento dell’Artico ̶ avverte attraverso le pagine del quotidiano britannico il professor Terry Williams del dipartimento di Ecologia dell’Università di Santa Cruz, California ̶ ci si dovrà rassegnare alla riduzione della popolazione di orsi bianchi, già minacciata, di un numero tra un terzo e due terzi del totale. Se non disporrà più di foche a sufficienza, un orso polare dovrà sforzarsi e riuscire a nutrirsi con un caribù e mezzo, 54 pesci artici, 74 oche polari o 216 loro uova e 3 milioni di mirtilli per assicurarsi una quantità equivalente di calorie».
Se per l’orso polare il riscaldamento globale è la causa di guai anche per il narvalo, che si nutre di salmoni della Groenlandia, la vita non è certo facile. L’insolito cetaceo predatore riconoscibile dalla spada avvitata a spirale sul naso dove ci sono i suoi sensori nervosi, si nutre di merluzzi di Groenlandia immergersi velocemente fino a 1500 metri di profondità. Questo mammifero ha una capacità polmonare limitata che lo costringe a tornare velocemente alla superficie per respirare. Le lastre di ghiaccio sempre più in movimento bloccano l’emersione del cetaceo, facendogli rischiare spesso la morte per annegamento. ABov