Due persone ritenute “potenzialmente pericolose” in una sola struttura sarebbero troppe.
Nella Rems di Calice al Cornoviglio, in provincia della Spezia, da qualche settimana è stato rinchiuso il cosiddetto “killer di Trieste” ossia il dominicano Alejandro Augusto Stephan Meran, che nell’ottobre del 2019, dopo essersi impossessato di due pistole, uccise i poliziotti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta all’interno della questura del capoluogo friulano (poi assolto in Appello perché giudicato non imputabile per vizio di mente).
Sebbene non ci sia ancora la conferma ufficiale da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), appare quindi molto improbabile che nella struttura spezzina venga rinchiuso un altro “soggetto potenzialmente pericoloso” come il cosiddetto “killer delle fidanzate” Luca Delfino.
Il 46enne genovese, pertanto, verrà quasi certamente rinchiuso nella Rems di Genova Prà, dove da tempo chiede di essere ricoverato a seguito della fine dell’espiazione della sua pena in carcere.
Oggi, tra l’altro, il presidente del consiglio regionale, lo spezzino Gianmarco Medusei, si è detto “soddisfatto che, secondo le ultime discrezioni, Luca Delfino non arrivi nella Rems di Calice al Cornoviglio. Io stesso avevo chiesto recentemente che i due autori di reato, potenzialmente di alta pericolosità sociale, non fossero mandati all’interno della stessa struttura”.
L’ex barista era stato condannato a 16 anni e 8 mesi, con uno sconto di pena ricevuto grazie al rito abbreviato e al riconosciuto vizio di mente, per avere ucciso nell’agosto 2007 con quaranta coltellate in strada a Sanremo l’ex fidanzata Maria Antonietta “Antonella” Multari.
La sentenza ha previsto pure sei anni e mezzo di ospedale psichiatrico giudiziario, rinnovabili laddove il condannato sia ritenuto ancora pericoloso.
Gli ospedali psichiatrici giudiziari, nell’aprile 2015, sono stati sostituiti dalle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, dove sono presenti i sanitari, ma non gli agenti di Polizia penitenziaria.
La Rems di Prà, inoltre, è stata teatro di ricorrenti fughe e si trova in una zona che non è isolata, ma di media densità abitativa.
Ora, ciò che preoccupa maggiormente, è l’incolumità di Bruna Biggi, sorella gemella di Luciana Biggi, sgozzata nei vicoli del Centro storico genovese nell’aprile 2006.
Luca Delfino, che nel 1998 era già stato denunciato per molestie a una minorenne, venne indagato per l’omicidio e poi prosciolto. Non venne arrestato per divergenze tra l’allora pm e il capo della Squadra Mobile, che con i suoi investigatori aveva raccolto una marea di elementi e voleva tenerlo chiuso in carcere. Un’eventualità che, forse, avrebbe potuto salvare Antonella Multari.
“E’ vero – aveva riferito l’ex capo della Squadra Mobile genovese – non abbiamo trovato la pistola fumante, ma gli elementi per metterlo in carcere a nostro giudizio c’erano tutti”.
I due fidanzati avevano litigato e le immagini delle telecamere, quella notte, avevano ripreso Luca Delfino nei vicoli genovesi, a monte e a valle di quello in cui l’ex compagna venne trovata sgozzata. FGraf