“Questo cartello è stato affisso in un palazzo adiacente alla parrocchia di Santa Zita. Questa mattina ho ricevuto la visita di due agenti della polizia che mi hanno avvertito che lunedì ci sarà una manifestazione di protesta davanti alla chiesa contro questo manifesto.
Qualcuno forse ha pensato l’avessimo fatto fissare noi. In realtà la parrocchia non c’entra nulla. Personalmente, concordo con quanto esposto sul cartello. Non perché ciò che è scritto sia buono o cattivo, ma perché semplicemente è vero! È un dato oggettivo. Se mia mamma mi avesse abortito io oggi non ci sarei!
Comunque la parrocchia lunedì resterà aperta e se qualcuno vuole passare a pregare o a scambiare due parole è il benvenuto.
Certamente non abbiamo paura dei violenti nel caso qualcuno volesse danneggiare o creare violenza. Nel caso capiremo se è più violento un cartello che dice cose vere o chi vuole toglierlo perché rifiuta la verità”.
Lo ha dichiarato ieri don Massimiliano Moretti, a pochi giorni dalla manifestazione di protesta indetta dalle femministe di “NonUnadiMeno” contro il maxi manifesto dei Pro Vita sull’aborto in programma lunedì alle 18.
Si tratta sostanzialmente di una smentita rispetto a quanto dichiarato giovedì dal Garante regionale per i diritti dell’Infanzia ed ex Procuratore capo Francesco Lalla, che invece aveva invitato i Pro Vita a rivedere testo e immagine del maxi poster (con la conseguenza della rimozione dalla facciata del palazzo come richiesto anche da Pd e Cgil).
“Nel 40° anniversario dell’approvazione della Legge 194 – hanno spiegato le organizzatrici di NonUnadiMeno – sui muri delle città appaiono attacchi frontali e violenti alla libertà di scelta delle donne, messaggi misogini e colpevolizzanti, che vogliono diffondere lo stigma verso quelle di noi che fanno la scelta di abortire.
Anche a Genova le associazioni Pro-vita si sono accaparrate un enorme muro per lanciare il loro messaggio di odio e oscurantismo. Il loro fine ultimo è più chiaro che mai: mettere in discussione l’autodeterminazione delle donne in materia sessuale e riproduttiva.
Purtroppo non ci stupisce che il sindaco Bucci difenda quel vergognoso cartellone: dopo la negazione del patrocinio al Pride e la commemorazione dei Repubblichini, oltre che l’annunciato smembramento dei Consultori da parte della Regione, è sempre più evidente che questa non è la città che vogliamo.
Per questo non resteremo in silenzio, torneremo a riempire lo spazio pubblico per ribadire che sui nostri corpi e sulle nostre vite decidiamo solo noi.
Grazie alle lotte di tante donne, l’aborto in Italia è legale: vogliamo gli obiettori fuori dagli ospedali e la propaganda pro vita fuori dalle nostre città”.
Intanto, anche i giovani del “laboratorio sociale di sinistra” di “Left Lab Zena” dopo le dichiarazioni del sindaco di Genova che l’altro giorno aveva invocato la libertà di espressione e negato la rimozione del maxi poster in corso Buenos Aires, ieri hanno attaccato di nuovo il primo cittadino: “Marco Bucci per Genova è per la libertà di espressione quando si offendono le donne, si fa propaganda antiabortista contro la legge194, si commemorano i caduti della Repubblica di Salò, si fanno concerti nazi-rock, si consiglia di devolvere il 5×1000 ad associazioni neofasciste. Però il Liguria Pride 2018 è offensivo e divisivo”.