Le ordinanze “anti ebola” dei Comuni di Alassio e Carcare con le quali, in sostanza, era stato vietato l’ingresso agli stranieri senza fissa dimora e senza certificato medico, secondo i magistrati genovesi è “discriminatoria”.
Lo hanno stabilito oggi i giudici della Corte d’Appello di Genova che hanno confermato la sentenza di primo grado.
I due Comuni del savonese erano stati citati in giudizio da Arci, Asgi, Cgil, Avvocato di strada onlus, Federazione regionale solidarietà e lavoro.
La vicenda nasce nel 2015 con la delibera con la quale l’allora sindaco di Alassio aveva vietato a “persone prive di fissa dimora, provenienti da Paesi dell’area africana, asiatica e sud americana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive trasmissibili, di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale”.
Stessa decisione era stata presa dall’allora sindaco di Carcare.
Le ordinanze erano motivate dai rischi di diffusione di malattie delle quali sarebbero stati portatori gli stranieri provenienti dalle aree geografiche a rischio indicate.
Tra le malattie erano state espressamente citate ebola, hiv, scabbia, tubercolosi.
I magistrati genovesi hanno ribadito il carattere “ingiustificato e discriminatorio” delle ordinanze comunali.
Sempre secondo la Corte, i contenuti delle ordinanze non solo sono “del tutto illogici” ma “l’assenza di un serio esame dei presupposti di fatto ne evidenzia proprio la finalità discriminatoria”.