“E’ assurdo che da una parte si sostiene la resistenza degli Ucraini e dall’altra si tacciano come terroristi i combattenti che lottano per la liberazione del Kashmir e della Palestina”.
Lo ha dichiarato ieri a Primocanale Gabriele Rubini, in arte chef Rubio, il popolare conduttore della trasmissione “Unti e Bisunti” che ieri ha partecipato alla Marcia per la pace a Genova.
“Di guerra in questo momento – ha spiegato lo chef Rubio – ce ne sono almeno duecento, ma soltanto una viene considerata, anche in maniera troppo massiccia.
Questo solo perché ci sono delle persone bianche implicate, come dicono giustificando in maniera a mio parere colonialista e razzista tanti giornalisti di tutto il mondo ‘perché ci assomigliano di più’ come se il colore della pelle decretasse una classifica da prendere in considerazione.
L’impegno contro il traffico di armi dei lavoratori portuali come quelli del Calp è un esempio da emulare”.
I partecipanti alla Marcia hanno inviato una missiva all’Autorità portuale in cui si chiede “innanzi tutto che sia rispettata la lettera della legge del 1990 che regola l’export degli armamenti, in particolare all’articolo 6, e sia rispettata la lettera del Trattato internazionale sul commercio delle armi nei punti dove si prescrive che le autorità non devono consentire il transito di armamenti di cui si possa presumere l’impiego in conflitti che violano gravemente i diritti umani, o in cui si possano commettere crimini di guerra e genocidi”.
Tra le richieste, anche l’apertura di una “discussione pubblica intorno ai rischi che le navi cariche di armi e munizioni rappresentano al loro arrivo e sosta in porto, dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori in banchina e della cittadinanza residente nelle aree vicine al porto” e di un dialogo che “si svolga in una cornice di trasparenza, come peraltro previsto dalle legge sopra citate, e che l’Autorità portuale risponda positivamente alle richieste di accesso agli atti più volte reiterate, riguardanti gli armamenti caricati su alcune navi in transito e la destinazione di tali armamenti: dialogo che dovrebbe coinvolgere la società civile e le sue rappresentanze”.
Parlando davanti allo striscione del Calp con su scritto “Stop ai traffici di armi nei porti”, i partecipanti alla Marcia per la pace hanno quindi ricordato che “una parte dei lavoratori del porto di Genova lotta da tre anni contro il passaggio di navi cariche di armi. Questi lavoratori hanno raccolto la solidarietà ampia dell’opinione pubblica sia della città che del Paese, e anche la simpatia e l’attenzione da paesi lontani” e che “Papa Francesco li ha elogiati pubblicamente”.