Stamane i carabinieri della Compagnia di Santa Margherita Ligure, in collaborazione con i colleghi Genova, Napoli, Caserta, Avellino e Massa Carrara, hanno arrestato 8 indagati (7 ai domiciliari e uno in carcere) ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato in concorso, violenza privata aggravata dal metodo mafioso, calunnia, illecita concorrenza con violenza e minaccia, intermediazione illecita di manodopera.
Per un nono indagato è stato previsto il divieto di dimora nel Comune di Rapallo.
Inoltre, sono stati notificati avvisi di garanzia ad altre 7 persone ritenute, a vario titolo, concorrenti nei reati contestati tra cui anche tentato omicidio e detenzione illegale di armi da fuoco.
Oltre alle misure cautelari, l’autorità giudiziaria, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha emesso anche un decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca per un totale di oltre 3,6 milioni di euro a carico delle persone e delle società coinvolte nell’inchiesta.
Le misura cautelari sono state emessa a carico di sette uomini e due donne, alcuni gravati da precedenti di polizia, tra cui imprenditori, avvocati e professionisti nel settore della nautica ritenuti a vario titolo coinvolti nel trasporto, stoccaggio, gestione e smaltimento illecito di rifiuti relativi alle imbarcazioni distrutte dalla mareggiata epocale che ha colpito la città di Rapallo il 29-30 ottobre 2018, quando 435 imbarcazioni vennero distrutte o affondate dai marosi.
Secondo gli investigatori, il sodalizio avrebbe posto in essere un elaborato sistema di gestione illecita di rifiuti non curante del pericolo ambientale connesso all’inquinamento dello specchio acqueo di Rapallo e di due Siti di Interesse Regionale (S.I.R) nella provincia di Massa Carrara, con un ricavo di oltre 3 milioni di euro, movimentando e gestendo circa 670 tonnellate di rifiuti non tracciati.
Sempre secondo i carabinieri, un ruolo determinante nell’attività illecita era rivestito da un napoletano, pregiudicato, che avvalendosi del metodo mafioso e millantando contatti con persone appartenenti alla camorra e alla ‘ndrangheta, aveva promosso e gestito l’intera filiera illecita con l’intento di penetrare il tessuto imprenditoriale ligure nel settore della nautica.