Ieri sera. Ore 20 del giorno piu’ lungo della crisi di governo. Sergio Mattarella ha deciso: sarà Giuseppe Conte il Premier incaricato di tentare di formare il governo sostenuto da M5s e Pd. Il Presidente del Consiglio dimissionario salirà stamane alle 9:30 al Colle per un nuovo incarico. Da questo momento l’unico interlocutore del capo dello Stato è lui.
Al termine di due giri di consultazioni, seguiti alla crisi innescata da Matteo Salvini e culminata con le dimissioni di Conte, il Capo dello Stato ha ascoltato le posizioni dei partiti, con un atteggiamento che nei giorni scorsi il Colle aveva definito notarile, e ha tratto le sue conclusioni, affidate a un comunicato letto dal consigliere per l’informazione.
Cosi’ il Capo dello Stato convinto dall’accoppiata Di Maio-Zingaretti dà il via al tentativo giallo-rosso per formare un’inedita maggioranza che componga il nuovo esecutivo di legislatura mai interrotta.
I due partiti coinvolti hanno dato garanzie di voler dar vita a un programma coeso e dunque stamane alle 9:30 il Premier dimissionario salirà al Quirinale e sarà reincaricato per dar vita a un nuovo esecutivo.
Il nodo irrisolto del vicepremier
Al Capo dello Stato non sono sfuggite le divergenze che ancora si registrano tra Pd e M5s e che si materializzano simbolicamente nel braccio di ferro sui vicepremier. Nicola Zingaretti, al termine delle consultazioni, ha indicato Conte come Premier espresso dal M5s, mentre Luigi Di Maio poco dopo l’ha indicato come Premier che garantisce il programma. Due impostazioni che portano a richieste diverse sui vice. Ma questo tratto di strada sarà percorso da Conte: il Presidente della Repubblica, infatti, non entra nella formazione dell’esecutivo e soprattutto non influisce sulla scelta del Premier che dovrà decidere di quanti vicepremier avrà bisogno.
Sarà dunque il Premier incaricato stamane a trattare con i partiti per individuare un programma sul quale converga una maggioranza stabile (ai colloqui di questi giorni hanno partecipato Leu, le minoranze linguistiche ma non molti gruppi meno numerosi ma fondamentali per ottenere la fiducia).
Sergio Mattarella d’ora in poi avrà solo il Premier incaricato come interlocutore istituzionale e da lui attenderà di conoscere, in base all’articolo 92 della Costituzione, i nomi proposti per divenire ministri. Quando tra alcuni giorni Conte tornerà al Colle per sciogliere la riserva, porterà una lista di proposte e sarà il Presidente della Repubblica a nominare i titolari dei dicasteri.
Finora Mattarella ha abituato Premier e partiti a esercitare con parsimonia ma in modo rigoroso tale dovere costituzionale e ha incentrato la sua attenzione in particolare sui Ministri che fanno parte del Consiglio Supremo di Difesa.
Quanto all’annuncio del M5s di voler svolgere una consultazione sulla piattaforma Rousseau, che aveva provocato le critiche del Pd e non solo, fonti parlamentari riferiscono che sia stato lo stesso Conte a occuparsi della questione, e molti scommettono che il referendum sarà “declassato” a semplice sondaggio sul programma. Di certo al Quirinale non è la consultazione online a concorrere nella formazione delle decisioni, che vengono prese dal Presidente solo ed esclusivamente in base alle dichiarazioni rese ufficialmente dalle delegazioni nello Studio alla Vetrata.
Da oggi alle 9:30, dunque, entrerà nuovamente in scena Giuseppe Conte e per qualche giorno al Colle le porte resteranno chiuse. Comincia la giostra del totoministri.
Marcello Di Meglio